Scritto da anita51 il maggio 6th, 2005 | Leave a comment
Io brindo all’albero e al pesce.
 
Il mio stomaco stenta a riconoscere cibo sano perché è da innumerevoli giorni che si riempie solo di pizzette da un euro del panificio di fronte a scuola.
Le prove di teatro sono state stroncanti. Ed emozionanti.
 
Lunedì prove dalle 14.00 alle 18.45. Ho pranzato con le solite pizzette da un euro. E poi mi sono rinchiusa nell’aula della 3E deserta per fare qualche esercizio di matematica. Che poi ho subito abbandonato.
E durante le prove sono anche andata a fare un giro, mentre provavano il primo atto in cui io non compaio, e sono tornata con una pallina di gelato alla pera.
Martedì prove dalle 14.00 alle 21.00 e poi spettacolo. Finalmente un pranzo caldo, elemosinato alla Nuova Amica che abita vicino al teatro.
Tutti eravamo assolutamente tesi e stressati. Stressati al punto di scoppiare a piangere per una calza smagliata.

io non tremo

La mia spilletta degli Afterhours con scritto “Io non tremo” (comprata sabato sera a Bassano del Grappa al loro concerto) era assai rassicurante e molto appropriata.
Per cenare si è fatta una colletta e si è provveduto a comprare le schifezze più indicibili.
E si è cenato a teatro, assaltando i sacchetti della spesa, perché Mr. Penguin ci teneva segregati, ci impediva di uscire.
E lo spettacolo è andato fantasticamente. Perché la tensione si è liberata sprigionando energia.
A spettacolo finito ho salutato i miei amici, che quella sera erano tanti e c’era anche gente che non vedevo da tempo per via dell’università: amici sparsi per l’Italia.
E poi ho salutato e spedito a casa i parenti vari e ho preso la bici per andare fuori a mangiare o a bere; insomma: a festeggiare!
E ha cominciato a piovere.
Così ho richiamato la famiglia per provvedere al mio ritorno a casa.
E in macchina, smanettando con la radio mi sono imbattuta in una canzone superba: “All along the watchtower” cantata da Jimi Hendrix. Mai conclusione di serata fu più degna.
E mercoledì mattina ho dormito e ho pranzato ancora con cibo vero, dalla nonna.
E poi di nuovo a Teatro.
Niente prove, solo cazzeggio.
E ho cenato con una brioche e una crostatina alla marmellata chimica e un grissino.
Si percepiva un po’ di preoccupante rilassatezza ma lo spettacolo è andato ancora meglio.
Con le solite divertenti improvvisazioni e scherzi in scena.
Un orrendo alberello, assolutamente kitch, con pailette al posto delle foglie è diventato un dono di matrimonio, un centrotavola, un souvenir…
E poi c’era un pesce vero sul palco… che girava da due giorni… che puzzava, puzzava e puzzava… che a fine spettacolo è stato lanciato in aria creando scompiglio.
Dopo lo spettacolo si è andati tutti, come di consueto, fuori a bere.
In via venti settembre l’acqua ha cominciato a scrosciare, trenta persone hanno cercato di ripararsi dotto i portici, senza successo.
Correndo, chi a piedi, chi in bici, chi in macchina, si è giunti al vecchio Highlander Pub. Luogo triste, compagno di tante serate invernali di tanto, tanto tempo fa… quando ancora uscivo con la Vero e Giorgiboy e in piazza Dante c’era troppo freddo per sedersi sul marmo.
Era da mesi che non ci mettevo piede.
È un posto abbastanza squallido ma rispondeva a tutte le nostre necessità: è grande, si può sia mangiare sia bere e tutti sanno dov’è.
Ho brindato all’albero e al pesce con una birretta e poi con un rum e pera.
E, per chi è stanco e ha una stomaco che ormai il cibo ha dimenticato cosa sia, è abbastanza per non riuscire più a camminare in linea retta.
E con la Vali e Nicolò parlavamo con accento napoletano, bolognese e torinese.
Mr. Penguin indossava ancora il costume di scena: un completo gessato bianco, camicia bianca e cravatta nera, cappello panama e bastone in legno con testa di mastino in metallo.
E diceva: “Guardaci: siamo in 30 persone completamente diverse e siamo tutti insieme al pub. E pensa che questo spesso non si riesce a farlo in una classe di sedici persone. È questa la magia del gruppo di teatro!”
“E infatti io e te ci parliamo anche se tu mi consideri Comunista e Atea e tu ti fai chiamare Borghese Capitalista.”
Quando ho imboccato la via di casa erano le tre del mattino e la città era assolutamente deserta.
Pedalavo canticchiando “There’s a light that never goes out”.
 
Stamattina ci si poteva riconoscere: facce ancora truccate, assonnate e tutti in coda alla macchinetta del caffè.
“Ho bisogno di caffeina per carburare”.
Mancava la profe dell’ultima ora.
E sono andata in libreria.
Un rapido sguardo per constatare che c’era il mio commesso preferito, quello con i capelli rossi.
Ma non avevo tempo da trascorrere appostata il libreria per guardarlo e rimirarlo.
Ho chiesto il libro che mi serviva e sono uscita.
Ero preoccupata perché la mia razionalità era annegata nel rum, nella pera e nel caffè.
 
Mr. Penguin non c’era a scuola: era in gita a Torino. Mi ha assicurato che ci sarebbe andato col costume di scena.
Il costume del suo ultimo spettacolo.
Me lo vedo. E scatena in me la stessa tristezza che ho provato leggendo di Dean Moriarty e del suo pollice ingessato. Quello che gli serviva per fare autostop.
È lo strumento che usavi per fare quello che più ti piaceva che diventa inutile.
 
Jimi Hendrix – Are You Experienced?
Categories: primo diario dalla camera oscura |

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