Scritto da verdeanita il dicembre 13th, 2005 | 2 comments

Della gita in Spagna della Terza Ci e di altre vicissitudini.

La Terza Ci, classe in cui ho soffocato due anni e mezzo della mia esistenza, è una classe anormale.
A causa del loro comportamento poco consono non sono mai stati portati in gita (neanche in quelle di un giorno).
Dei professori più buoni di altri però, dopo cinque anni di ripetute richieste, un po’ per pena un po’ per esasperazione, decisero di accontentare quel branco d’acefali.
La meta decisa dalla classe fu la Spagna, terra che, per quanto bella, c’entra poco con il programma che stiamo svolgendo.
Qualcuno, sussurrando, propose la Grecia. Molti chiesero scandalizzati “Grecia? Che cosa c’è in Grecia?”. Dopo quattro anni e mezzo di Liceo Classico.
[Ci fu anche chi, in mezzo a tante proposte senza senso, che privilegiavano palesemente l’aspetto ludico a quello culturale, propose Belgrado].
Immaginate la mia gioia nell’apprendere che avrei passato cinque giorni in terra straniera in compagnia di persone con cui, salvo rari casi, è impossibile stabilire un dialogo costruttivo.
Già mi vedevo, pagare il supplemento per una singola e passare la gita con l’iPod perennemente acceso, lamentandomi mentalmente del peso della mia macchina fotografica con relativi obiettivi.
Questa tristezza latente durò il tempo di scoprire che saremmo andati in gita con una classe del linguistico, composta da varie persone di mia conoscenza.
La prospettiva era decisamente più attraente.
La professoressa di Religione era una degli accompagnatori.
Due sabati fa, durante una sua lezione, la maleducazione dei componenti della Terza Ci raggiunse l’apice.
Mentre una mia compagna di classe cercava di spiegare la complicata trama dei Fratelli Karamazov, loro si disposero tutti in ultima fila e parlocchiarono, fecero disegnini, scattarono foto con il cellulare, si alzarono per parlocchiare meglio eccetera.
Anche dopo ripetuti richiami il mormorio non cessò e divenne rumore distinto e divenne chiasso.
Esasperata, alzai rumorosamente la sedia e la ributtai pesantemente per terra, spostandola a circa venti centimetri dal banco della mia compagna.
Dopo il tonfo della mia sedia in classe si fece un certo silenzio imbarazzato.
Mrs. Muffin, quella donna grassa e brutta che ha sempre da criticare ogni mio comportamento, disse: “Non capisci? Ti serve uno schemino?”
A quella provocazione risposi tranquillamente con un’altra domanda: “Secondo te la trama, oggettivamente, è semplice o complicata?”.
Seguirono altri secondi di imbarazzante silenzio dopodichè lei sussurò impacciata: “Complicata”.
“Bene, ammetti che è complicata.” E poi, facendomi sentire distintamente da compagni e professoressa: “Io questo libro non l’ho letto, è sto cercando di capire, e non ci riesco, perché sono distratta dal tuo comportamento, da quello della gente che si alza, da chi scatta foto con il cellulare. Quindi, sì, mi servirebbe veramente uno schemino”.
Detto questo, mi rigirai verso la mia compagna, le chiesi scusa per l’interruzione e la invitai a proseguire.
Ma loro ricominciarono subito a parlocchiare, e la profe, donna da sempre considerata buonissima, perse sul serio la pazienza.
Il giorno dopo arrivò la comunicazione che, in seguito “a gravi episodi di maleducazione”, lei non ci avrebbe portato in gita.
Ero sì un po’ dispiaciuta, ma mi si stampò in faccia un sorrisetto malefico. Questa era la mia piccola vendetta.
Partii poi per “terre lontane” e passai qualche giorno particolarmente felice dalle parti di Napoli, a casa di Francesco.
Quando tornai, scoprii che, durante la mia assenza, gli amati compagni erano riusciti a prendere due note sul registro e che avevano discusso con la professoressa di religione.
“Nessuno ha urlato” mi è stato riferito. Ma mi è stato anche detto che la profe aveva affermato di avere un “rifiuto epidermico per certe persone”.
Tutti erano irritati, sostenevano che il suo era un comportamento eccessivo, ci fu addirittura che insinuò che lei aveva progettato tutto già dall’inizio, vale a dire che per vendicarsi ci aveva promesso di portarci in gita per poi aspettare il momento propizio per venir meno al suo compito di accompagnatrice. Assurdo.

Alla fine i buoni perdono. Se fosse mancata lei, anche l’altra classe sarebbe rimasta a casa. E fu solo per questo che lei acconsentì a portarci lo stesso.

Si svolgerà, però, un consiglio di classe straordinario in cui saremo obbligati a sottoscrivere una carta di doveri che dovremo rispettare, altrimenti saremo immediatamente rispediti a casa a spese della famiglia.

Tutto ciò sta assumendo retroscena gustosi.
La gita è fissata per fine marzo – inizio aprile.
Seguiranno aggiornamenti.

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Scritto da verdeanita il dicembre 6th, 2005 | Leave a comment

Scrivendo in aula di informatica, in ultima fila, con il pc verso il muro per non farsi vedere.
Lo schifo aumenta, il mio cervello è al limite della sopportazione.

Situazione. Sono, come al solito, da sola in primo banco. La profe di latinogreco che mi chiede perchè sono da sola.
"Sto bene così"
"Meglio soli che male accompagnati", dice lei. Ed è il mio pensiero perfettamente riassunto.

La Vero e Giorgiboy, amici di vecchia data, che socializzano con Mrs. Muffin, quella massa inutile di grasso che catalizza la sua frustrazione su di me. Perchè io sono da sola. Perchè mi invidia. Di lei non me ne frega niente.

Ma loro due che parlano con lei, che ridono e mi guardano… questo è troppo.

[Tra le mie principali paure, c’è sempre stata quella di farmi rubare le persone a cui volevo bene da chi odiavo profondamente]

In questa classe, nel giro di tre anni, sono passata da convivenza pacifica a indifferenza totale a disprezzo profondo.
Ma non mi importava se a disprezzarmi, a non considerarmi era quella massa di acefali che mi ritrovo in aula.
Ora però, quelle persone a cui volevo bene, da cui, per vari motivi (alcuni miei, altri loro) mi sono progressivamente staccata, per cui ora, in mezzo all’indiffereza provavo comunque un tenero affetto, quelle persone si dimostrano peggio delle altre.
Si dimostrano vegetali, succubi di quella inutile massa grassa, che continuo a definire inutile, stupida, volgare ma a cui non nego un certo carima.
Carisma che utilizza per circondarsi di pagliacci, che rivolgono commenti idioti alla mia persona.
Non mi importava prima, quando lei era da sola.
Ma adesso mi sento tradita.

Un’ameba. Agli occhi degli altri io sembro un’ameba.
E hanno ragione, tutto sommato.
Se continuo a resistere è perchè continuo a considerarmi superiore (forse è sbagliato, magari non è vero ma è la mia unica possibilità di sopravvivenza).

[Alex… Alex mi manca…]

Un’altra cosa che mi fa tirare avanti è sapere che la data della mia partenza verso terre lontane si avvicina.
Avrete mie notizie presto.

P.S.: ho realizzato una meravilgiosa piantina della classe, che spero di postare al più presto. Aspettate e vedrete.

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Scritto da verdeanita il dicembre 1st, 2005 | 1 comment

There’s a light

Questo pomeriggio me ne stavo schiantata sul letto, immersa nel mio tradizionale sonno apatico tre uno schema e l’altro.
Ripensavo allla professoressa di filosofia che mi illustrava il sistema del punteggio dell’esame di maturità, e sentivo il mio volto che impallidiva man mano che lei avanzava nella spiegazione, sentivo i punteggi abbassarsi… prima prova: 11/15 seconda prova 7/15 terza prova 4/15. Mi si strozzò il respiro in gola e cominciai a tossire. E lei disse:
”È ancora presto per soffocare”.

Sconvolta, ero uscita da scuola, e nel chiostro verdeggiante avevo scorto la figura oscura di Alex La Quercia che mi chiese come andava.
Io mi gettai contro di lui, abbracciandolo, e urlando “Non ce la faccio più, non ce la faccio più”.
Avrebbero dovuto bocciarci entrambi, o promuoverci entrambi, questa è la realtà. Ora non c’è soluzione.

[Penso che il problema più grande della mia maturità sarà non avere nessuno su cui appoggiarmi.
Nel senso che se mi mancherà qualche appunto, avrò un buco in qualche materia e chiederò aiuto ai miei compagni, loro mi sputeranno in faccia dall’alto della loro sapienza e mi lasceranno a marcire nella mia ignoranza.]

Fui poi svegliata dal mio vecchissimo 5110. Era arrivato un messaggio. Anzi, un doppio messaggio (cioè un messaggio troppo lungo che era stato spezzettato in due parti).
Tale messaggio conteneva una lascrimevole richiesta d’aiuto.

All’interno della mia sperimentazione, cioè Liceo Classico della Comunicazione, compare la straordinaria materia di Linguaggi non Verbali e Multimediali (spesso abbreviata in LNV e MM). Questa materia comprenda Cinema, Teatro, Musica e anche Informatica.
La prova di informatica, che spaventa un buon 99% degli studenti è “L’IPERTESTO”.
Per tutti è un ostacolo insuperabile, per me, che mastico HTML da sempre, è solo una formalità.

Fu così che una mia vecchia compagna di classe (e qui mi permetto di rimandarvi alla genesi della Seconda Ci) si ricordò di me, mentre annegava tra libri di informatica, appunti e programmi vari.

Io sono molto buona, non chiedo mai niente in cambio di qualcosa, però, essendo questa mia ex-compagna particolarmente brillante in tutte le materie (basta controllare le Pagelle D’Oro, pubblicate ogni anno sul quotidiano locale), l’occasione era troppo succulenta per lasciarsela scappare.
Così, mentre lei idolatrava la mia persona, posi le condizioni:
”Io ti dedico il mio pomeriggio, ma, alla fine dell’anno, quando sarò infangata in qualche materia, tu dovrai correre in mio aiuto. Chiaro?”

Fu così che passai un pomeriggio giocando con Front Page, cercando di condurre contemporaneamente una conversazione, senza successo, poiché cominciavo e interrompevo a caso i discorsi e pensavo in HTML, ma mi guadagnai un aiuto in una qualche materia per il mio esame di maturità.

il sottofondo:
Neil Young – Rust Never Sleeps

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