In realtà siamo noi a mancare alla nostra voce.
Scritto da verdeanita il aprile 8th, 2007 | 1 comment

(post scritto ieri)
Michele dice: “Oggi prove da Rasi in tutta tranquillità”. Non c’è problema, mi dico.
Suonerò un rullante e un piatto arruginito, Michele una chitarra storta e Giulio il contrabbasso. Il tutto verrà ripreso dal sapiente Giulio e postato sul nostro space. Tremendamente indie.
Michele e Giulia hanno fatto la festa per i 18 anni nel mio campo che è la mia piccola Woodstock. Ricordo tutto ma in modo sconnesso e annebbiato. So che ad un certo punto mi sono buttata sul prato e ho guardato il cielo ma non riuscivo a vedere le stelle, perchè la lampada che avevo attaccato all’albero mi accecava. Ho visto Rizzo vicino al tavolo e girava tutto. Ma continuavo a ridere e non pensavo a niente.
So che ho gettato del vino addosso ad Alex e alla Gretsch e che lui avrebbe potuto uccidermi e invece mi ha guardato con sguardo buono e ha continuato a suonare le stesse canzoni per tutta la sera.
Gli ultimi superstiti si sono ritrovati in cucina, per bere il caffè-risolvi-sbronza. Il sottofondo era "Cd Pogo per Ubriachi" che conteneva canzoni religiose, Verdena, Afterhours, Skiantos e Gatti di Vicolo Miracoli.
Verso le due invece mi sono chiusa nella casetta di legno col moleskine e la penna e ho scritto cose che vanno completamente contro quello che ho fatto e detto in questi ultimi anni (quanti? sei? cinque? due?). Non ho ancora riletto quello che ho scritto. Lo penso ma non lo voglio.
Dentro la casetta di legno ho dormito coperta da tappeti e pezzi di lana, insieme alla Giulia che tremava e puzzava di birra.
Ho rimboccato le coperte a lei e a Michele. Credevo che saremmo morti tutti di freddo.
La mattina il sole è spuntato da dietro la collina mentre avevo fatto partire "Hoppipolla". Meraviglioso.
Poi è andato a loop per un tempo eterno "I Can Hear The Heart Beating As One". Gli Yo La Tengo erano stati invitati ma non si sono presentati.
Ieri mentre aspettavo Alex davanti al portone di casa sua ho contato i mesi da qui alla partenza (perchè non c’è ancora un giorno prestabilito, ma solo un lasso di tempo indefinito). Ancora mi servono due mani.
Poi mi ha preparato una pasta acciughe e pinoli e abbiamo guardato vecchi video di Mtv e la sua recita delle medie.
In Piazza Dante Matteo stava costruendo dei rasta sulla testa di mio fratello. Dopo un giro da Zecchini a guardare batterie e chitarre baritono siamo tornati a casa.
Ho fatto due pensieri sconnessi:
1. C’è un giorno che ha cambiato le sorti del mondo, è stato un giro di boa nella storia. Ed è forse il giorno che ricordo meglio di tutta la mia vita (quello, quello prima e quello dopo, quei tre giorni di sei anni fa). Ricordo dov’ero, cosa ho fatto, le cose che ho detto, le persone con cui ho parlato.
2. Mi rendo conto che sto crescendo, che sono vecchia per i diciottesimi e che Verona è piccola e provinciale. Ma ci sto bene.
La primavera è arrivata di nuovo. E’ come un pugno che mi arriva dritto nello stomaco mentre pedalo in via dei Mille. Mi dice che è passato un altro anno da quando è arrivata l’ultima volta.
Sono piccola e idealista, il mio mondo è dipinto con dei pastelli. Acidi però.

//edit. la session è stata ripresa non da Giulio ma da Davide ed è finita qui.

Categories: diario dalla camera oscura |

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