Ama chi accompagna i tuoi passi e i tuoi giorni.
Scritto da verdeanita il giugno 6th, 2007 | 3 comments

Parte 1.
Scarpe

In casa mia gira un paio di superga rosa-fucsia, in tutto e per tutto uguale alle Converse All Star. Quelle scarpe appartengono a mia madre. Io me ne impossessai verso la fine della quarta ginnasio. Oggi sono ancora uguali ad allora: il colore è leggermente sbiadito, la suola consumata, la plastica ridotta a brandelli. Ma non hanno nessun buco nella stoffa e sono ancora perfettamente indossabili. Il mio piede però era leggermente più grande di quello di mia mamma, e le scarpe mi stringevano un pochino. Però quel modello mi paceva tanto. E me ne comprai un paio, del mio numero. Quando andai a comprarle era l’ultimo paio del mio numero. E c’era solo la scarpa sinistra. La destra era dispersa. Ci volle un giorno per recuperarla, cosa che mi permise di averle ad un prezzo scontato.
Il mio primo paio di All Star: erano alte e azzurre. Ed era ancora il periodo in cui erano scarpe da pezzenti e la gente perbene storceva lo sguardo solo a guardarle.
Quelle scarpe vissero il mio periodo punk, che nel suo apice durò all’incirca un paio di settimane.
Le portavo spesso con delle calze a righe viola e nere. Andavo al ginnasio. Poi si ricoprirono di colori pacifisti e canzoni rivoluzionarie. Le portai anche al mare e si riempirono si sabbia.
Il giorno in cui ricevetti la lettera riguardante lo smistamento della mia classe (l’adorata quinta acca) le dipinsi di nero per la disperzione e di verde per la speranza.
Il primo giorno di prima liceo erano belle sporche e distrutte. Le portai tutto l’anno, col caldo e col freddo, autunno, inverno e primavera.
Adoravo il dolore dei piedi congelati. Ormai erano bianche, per i continui e amorevoli lavaggi e per tutte le piogge che aveva sopportato.
Consumai la loro suola lungo Corso Portoni Borsari.
A maggio, poco prima che si concludesse il mio primo anno nella nuova classe (la prima ci), prima ancora che la situazione diventasse tragica, mi ritrovai in terrazza, con ago e filo, ascoltando un vecchio ciddì [che venne rovinato da infimi granelli di sabbia durante la vacanza più deprimente della mia vita, quando piansi ascoltando i Led Zeppelin rimembrando le dolci cime del Pelmo]: cercavo di rimetterle insieme, perchè ormai erano distrutte.
Le sostituii con un paio uguale, ma di mezzo numero più grande, color verde mela, comprate nel quartiere gGiovane di Losanna, in Svizzera.
Le converse all star svizzere si sbriciolarono in pochi mesi e non le indossai mai con lo stesso affetto. Le ho pulite solo una volta. Il colore non si è mai cancellato.
Le mie vecchie All Star azzurre esistono ancora e vivono nascoste nel mio sgabuzzino. Le indosso ancora durante serate particolarmente nostalgiche.
La scorsa settimana ero in cerca di un paio di scarpe. Le All Star sono ormai scarpe fescion con mille fantasie. E costano tantissimo.
Ma trovai un negozio che le vendeva scontate. Solo quelle a tinta unita però.
Ritrovai lo stesso modello, dello stesso colore azzurro.
Le ho comprate. Ora sono qui, vicino a me.
Mi piacciono tanto.
Parte 2.
Biciclette

Avevo una bicicletta sportiva fucsia. Non l’avevo mai usata. Un giorno la prese mio fratello per farsi un giro. Qualcuno gliela rubò.
Non ci badai minimamente.
Al ginnasio abitavo di fianco a scuola. Potevo usare il tragitto “lungo” cioè uscire dal cancello, fare un pezzo di via magellano e girare per via venier, oppure il tragitto “corto” cioè scavalcare dal cortile e ritrovarmi proprio davanti al cancello. Avrei anche potuto gettarmi dal balcone e sfracellarmi in cortile, ma non ricorsi mai a questo metodo.
In tutto il tragitto casa-scuola durava dai due ai tre minuti. Una bicicletta non mi sarebbe servita a nulla.
Al Liceo la sede si spostò in centro e fu allora che la bicicletta cominciò a mostrarsi attraente. L’autobus passava sotto casa alle 7.30. Voleva dire svegliarsi alle 7.00.
Con la bicicletta avrei potuto dormire mezz’ora in più.
La prima bicicletta la ereditai dalla nonna, era rossa e senza freni. Ci appicccai un adesivo della pace e la usai con spensieratezza per lungo tempo, fino a quando, un bel pomeriggio, non si blocco in via dei Mille.
Ancora non sono riuscita a capire come, ma la ruota davanti non si muoveva di un millimetro.
La trascinai di peso fino a casa e la gettai in garage dove mi aspettava un’altra bicicletta rossa e senza freni. Sventrai la bicicletta bloccata, asportandele il cestino, un pedale e il filo di un freno e misi insieme una nuova bicicletta.
Un pomeriggio di gennaio la dipinsi malamente di verde con l’aiuto dell’amico Matte.
Adorai quella bicicletta.
Un giorno la prese mio fratello per farsi un giro. La distrusse completamente. E tentarono anche di rubarmela ma sventai il furto appena in tempo.
La mia adorabile bicletta verde rimase tutta l’estate e tutto l’autunno e tutto l’inverno e tutta la primavera ad attendere in garage che una mano pietosa andasse a ripararla. Ma io vivevo lontano, nella città di portici.
Fu nella città dei portici che comprai una bicicletta rosa e gialla che mi venne rubata dopo una settimana.
Andai a piedi fino alla notte di S. Lucia (che a Bologna non esiste), quando lungo i viali trovai un mezzo catorcio semi funzionante.
Da quel catorcio esportai la ruota che mio padre ha da poco attaccato alla mia vecchia bici verde.
Sì signori, la mia bicicletta verde è tornata.
Non ha i freni ma a me piace lo stesso.
Parte 3.
Musica

Nel giugno 2004 la mia amica Marta mi prestò “Creedence Clearwater Revival Chronicle Vol.1. Lo ascoltai per tutto il mese.
Da allora, ogni anno, a giugno, lo ascolto sempre. Perchè mi ricorda un bel periodo (non che ora non lo sia, ma io sono perennemente nostalgica).
Io amo gli Yo La Tengo, e ora li ascolto tanto, e aspetto un concerto come quello del Rainbow, e intanto provo a suonarli (e anche a cantarli, ma è troppo imbarazzante).
Ci sono però tanti gruppi e cantanti a cui voglio bene e per cui conservo un bel posto nel mio cuore. Si chiamano Creedence Clearwater Revival, Who, Jethro Tull, Canned Heat, Jefferson Airplane, Janis Joplin, Bob Dylan, Joan Baez, Jimi Hendrix, Led Zeppelin, Crosby, Stills, Nash and Young, Animals.
Di loro immagino concerti che non vedrò mai (a parte concerti con gruppi a brandelli, tipo quello di CS&N senza Neil Young o il prossimo degli Who).
Tranne di Joan Baez, che me ne ha regalati due.
Ogni tanto riguardo il film di Woodstock e ripenso a quel giugno che mi è piaciuto tanto.

[Qui piove ogni giorno, il 9 c’è il concerto. Ma il fango non ci fa paura.]

Lodi – Creedence Clearwater Revival

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