i’m gone
Scritto da verdeanita il maggio 10th, 2008 | 3 comments

L’ultima volta che sono entrata in casa e ho trovato le mie coinquiline ad attendermi sul divano, mi sono fatta odiare per la mia indiesaccenza.
Loro mi accolsero con lo sguardo pieno di gioia e mi comunicarono di aver trovato la canzone "mai-più-senza". Avevano tanta voglia di ascoltarla di nuovo.
Ma io avevo già passato quella fase e la canzone "mai-più-senza" l’avevo ascoltata fino allo sfinimento e il video di quella canzone aveva inquietato i miei risvegli per più e più giorni.
Così, quando loro mi dissero "Il gruppo si chiama mm-gh-mm-th" io risposi velocemente "ah, i MGMT!".

Generalmente si torna a casa ogni volta che si è stati via per un po’.
Quando l’altro giorno sono tornata di nuovo a Verona avevo l’impressione di esserci tornata in modo diverso. Perchè era successo qualcosa, anche se è qualcosa di abbastanza indefinito.
Volevo scriverlo, nei giorni scorsi, ma forse non avevo pezzi di carta nelle vicinanze.
Ero a Bologna e volevo dirlo: "Ho l’impressione di essermi trasferita qui, anche se non so quando è successo. Non è stato quando ho portato qui i pezzi della batteria e nemmeno quando ho sentito che la primavera stava arrivando perchè riuscivo a pedalare senza guanti e neanche quando ho sbagliato il mio primo bucato e ho fatto diventare rosa tutte le mie mutande. Forse, il momento più preciso che riesco a individuare è stato quando un giorno era cominciato con nuvole e pioggia e il sole era ricomparso solo verso le sei e mezza e ho visto l’ombra delle foglie sulla finestra della cucina e allora mi sono detta che era ora di uscire ho preso la bici e ho fatto scorrere il dito sulla ghiera cliccabile fino ai Neutral Milk Hotel e poi ho fatto tutto il giro dei viali, in senso antiorario. E così ho scoperto che abito nel punto più basso di Bologna e che verso i giardini Margherita gli alberi mandano un profumo buonissimo."
Oggi ho passato tutto il giorno a casa e poi sono uscita e sono andata in centro. Sono passata davanti al mio Liceo per la prima volta dopo tanto tempo. E ho guardato il chiostro per bene e non riuscivo a capire perchè a guardarlo da RaiDue la luce sembrasse così diversa.
Poi ho preso un cono gelato con due palline (ho dovuto ricordarmi che qui i gusti si scelgono a palline e non a cestine, come a Bologna) alla cannella e al gusto "torta sacher" pensando "questo gelato sa di sera di aprile, aspettando che inizi un concerto tanto atteso o di pomeriggio di maggio pieno di paura per lo spettacolo di teatro imminente".
Mi ero scordata dello spettacolo di teatro. E’ stato mio fratello a ricordarmelo.
Ci sono andata perchè è bello, perchè è una specie di tradizione che vorrei conservare e perchè è occasione di riflessione.
Ho incontrato i miei professori che mi hanno guardato come se fossi cambiata. "Era da un po’ che non ci venivo, da queste parti." Infatti, mi dicono, e poi mi chiedono cosa è successo e io racconto di Bologna, di come sto bene, di come mi diverto ma di come faccio anche cose importanti e impegnative. Ed è strano sentirsi dire "Sì, ti vedo proprio bella. Ti fa bene l’università".
Forse mi rendo conto solo ora che durante il mio ultimo anno il mio aspetto era veramente terribile.
Mi sono seduta vicino ad una mia professoressa che era contenta di vedermi quanto lo ero io.
Parliamo un po’ e parliamo anche delle cose brutte che sono successe.
Ero a Verona da poche ore, ma capivo che l’aria era veramente pesante.
E poi mi dice che uno dei cinque era un suo alunno e non sa che tono usare, nel dirlo.
[Io spero che quando la gente guarda con ammirazione le cose che faccio sappia che io tutte queste cose le faccio anche grazie a loro.]
Lo spettacolo di teatro è sempre geniale. C’è una forza grandissima che passa dal palco al pubblico. C’è tutta la crescita di un anno nelle battute a volte divertenti, a volte importanti.
Ho fatto bene ad andare ieri sera. La rappresentazione di oggi è stata annullata.
Oggi le bandire erano a mezz’asta, i negozi hanno tenuto le saracinesche abbassate, le campane hanno suonato a mezzogiorno e non c’era spettacolo di alcun genere.
C’era un pellegrinaggio silenzioso a Porta Leoni.

E’ da tempo che ho voglia di andare a trovare la mia maestra delle elementari. L’ultima volta che l’ho vista e le ho raccontato quello che facevo ero in seconda liceo.
Oggi ho pensato che come incontro potrebbe essere strano. Perchè nel rivolgerle la parola dovrei darle del "lei" e sarebbe strano perchè le ho sempre dato del "tu".
E lei è sempre stata molto più grande di me, e in questi anni sono cresciuta io e quindi sarebbe più logico che fosse lei a darmi del "lei" e anche questo dev’essere strano: parlare in terza persona ad una donna a cui hai insegnato a leggere e a scrivere.

Non so se prendere il treno domani o lunedì mattina. E’ strano non avere la batteria alla Lou Fai.
Non vedo l’ora che sia giugno, non vedo l’ora di ballare sul prato. Ho tante di quelle canzoni da far suonare.

Dead Meadow – Old Growth
Categories: diario dalla camera oscura |

Comments (3)

  1. utente anonimo ha detto:

    Evidentemente questo pezzo si commenta da sè.

    alb

  2. ladyR ha detto:

    C’è come un aria che è meglio andar via, qua.

    Ho avuto forte un’impressione di non appartenenza a questi luoghi, tornando da 20 giorni in Olanda. Più del solito.

    mmm.

  3. damageisdone ha detto:

    ciao anita! adoro il tuo blog, e i giri che fai con la bicicletta ed i cuffini del tuo ipod che muore quando ascolti gli splendidi yo la tengo. che buon gusto di musica che c’hai!

    mi piacerebbe tantissimo she scrivessi piu spesso, ma cosi pure va benissimo.. :)

    ciao ciao

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