baci sulla fronte e carezze sul ginocchio.
Scritto da verdeanita il settembre 16th, 2008 | 6 comments

In questi giorni sembra che siano tornate le mezze stagioni.
Fa freddo e sono uscita di casa con la mia sciarpa viola, che ho comprato a Istanbul, e nella cassetta delle lettere c’era una busta gialla che veniva proprio da lì.
Settembre è definitivamente il mio mese preferito. Mi succedono sempre cose belle, anche in certi giorni che per il mondo sembrano brutte.
Per certi versi mi sento anche più bellina, a settembre, ma questa è solo una mia percezione mentale (infatti la cura al carciofo si è rivelata fallimentare e sulla mia fronte si sono moltiplicati i brufolini malefici).
Sono tornata a Bologna questo sabato e non sapevo precisamente cosa avrei fatto visto che a casa ero sola soletta e quando si tratta di chiamare qualcuno per uscire divento incredibilmente pigra e preferisco uscire da sola.
Vicino a casa mia c’è un centro sociale in cui non ero mai stata. Ci avevano fatto un paio di concerti degni di nota ma evidentemente non così degni (il più degno era sicuramente quello dei Rosolina Mar a cui non avevo partecipato a causa di un mal di testa di proporzioni gigantesche).
Quella sera presi la mia nuova bici e ci andai.
Avevo ascoltato un disco dei Meganoidi per tutto il pomeriggio, cercardo di calarmi nel mood "quandoeroalginnasioeandavoallemanifestazioneeneicentrisocialiperchèaveronaesistevanoancora".
Ci andai e dissipai buona parte dei miei guadagni in ingresso, una birra media che bevvi con lentezza cercando di darmi un tono, un piatto di spaghetti al pesto e un disco.
Cercai di mandare un messaggio al mio amico Michele, ma ero senza soldi. Più o meno diceva: "Sono da sola all’Anti.Mtv Day. E’ in un centro sociale puzzolente. Faccio tenerezza: ho la spilletta con l’anguria e sto per comprarmi un vinile dei Neutral Milk Hotel. La persona che conosco meglio è il Pernazza degli Ex-Otago. Cool."
Fui costretta a modificare mentalmente l’ultima parte del messaggio quando, poco dopo, incrocia lo sguardo con una persona dall’aspetto familiare.
Ci guardammo negli occhi per una decina di secondi dopodichè io conclusi la sua identificazione esclamando: "Ti sei tagliato i capelli."
Lui era l’omino delle chitarre di Zecchini, storico negozio di strumenti musicali nel centro di Verona, dove io e Alex eravamo soliti passare delle mezz’ore ogni tanto. Ogni tanto Alex prendeva una chitarra a caso dalla parete e improvvisava qualcosa. Mi ricordo un’improvvisazione con una fisarmonica. A caso. [Io adoro le cose a caso.]
L’omino delle chitarre si trovava in quel luogo perchè aveva accompagnato degli amici per suonare.
Infatti il motivo della presenza di tutta quella gente, dei banchetti con gli spaghetti al pesto e le torte vegane e degli ottomila banchetti di dischi di gruppi dai nomi brutti, era un festival di musica cattiva.
In realtà non ascoltai moltissimo della musica perchè i concerti si tenevano al chiuso e dentro le stanze c’era caldo e puzza di sudore. Troppo caldo e troppa puzza di sudore.
Quindi, dopo aver salutato l’omino delle chitarre, mi comprai "In the Aeroplane over the Sea" e tornai a casa per ascoltarmelo, sentendomi un po’ sfigata (come al solito), molto più povera, molto stanca e pensando "Massì, domani sera vado allo Zuni".
Lo Zuni è un circolo Arci nel centro di Ferrara. Ferrara, pur essendo a 47 chilometri da Bologna, è per me quasi comoda da raggiungere.
Mentre viaggiavo su un regionale diretto a Venezia (con la tentazione di andare avanti e andare a Venezia perchè tanto nessuno, o quasi, mi aspettava a Ferrara e nessuno, o quasi, sapeva che ci stavo andando, quindi cambiare destinazione, così, a caso, si poteva fare) scrivevo le mie impressioni sul retro del biglietto del treno. Ascoltavo canzoni che parlavano di treni e stazioni. Pensavo a come era influente la mia percezione sulla effettiva distanza che stavo percorrendo.
Quel giorno avevo pranzato due volte e non avevo ancora cenato. Avevo lo zaino pieno di libri e mi ero fatta disegnare la piantina per lo Zuni sul mio quaderno degli appunti.
Stavo scrivendo sul mio Moleskine l’elenco dei dischi che ho ascoltato quest’anno, l’elenco delle città in cui voglio andare quest’anno e l’elenco delle città in cui ero stata da gennaio fino a quel momento.
Mi ritrovai a scrivere "Ferrara" per quattro volte di fila.
Ci sono andata spesso, pensavo, e tutte le volte che ci sono andata ero in uno stato confuso e ho dormito su pavimenti o su letti inaspettati.
La canzone che stavo ascoltando mi fece riflettere. Il fatto che non apparteniamo più ad un posto non vuol dire che ne apparteniamo ad un altro. Vale anche il contrario? Il fatto che io appartenga a nuovi posti non vuol dire che non appartenga più a quelli da dove provengo. O il fatto che io non appartenga più a nessun posto mi fa in realtà appartenere a tutti i posti.
Pensando a queste cose stavo già passeggiando dalle parti di piazza Castello, per strade che ormai mi apparivano conosciute.
C’era un motivo preciso per cui stavo andando allo Zuni e il fatto che questo "motivo" sia inspiegabilmente scomparso potrebbe farmi arrabbiare ma in realtà non è così.
Fui accolta bene. Come una piccola viaggiatrice che si fa i chilometri in treno senza motivo apparente, che viaggia con la sua cartella delle medie e si porta dietro 12 pennarelli a punta grossa con l’etichetta col suo nome, come se fosse alle elementari.
Fui presentata come quella che organizza concerti e mi ritrovai a regalare spillette.
E bevvi tanta birra, in buona compagnia, realizzando che il mio polso non è così esile come mi piaceva credere.
[Sì, c’era anche un concerto allo Zuni, ma non l’ho ascoltato, ahah.]
In stazione chiesi a un uomo se quel treno che stava per prendere passava anche per Bologna. Lui mi consigliò di ripassare la geografia.
E io risposi che in quel monento avrei dovuto ripassare un po’ tutto e che mi doveva scusare se stavo applicando il mio modo di ragionare ad un treno. A me ogni tanto viene voglia di fare deviazioni improvvise e il mio concetto di vicinanza o lontananza è tutto relativo.
Quel treno poverino, non poteva.

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La gigantesca scritta Lou Fai
Scritto da verdeanita il settembre 8th, 2008 | 1 comment

una donna piena di sorprese.
Scrivo questo post ora perché è per me consuetudine non dormire (o dormire pochissimo) la sera dei Lou Fai. Così, per la mia percezione temporale distorta, è come se tutto fosse accaduto ieri sera, più o meno.
C’è anche da dire che la mattina dopo, avendo in corpo un frullato di ubriachezza, emozione e stanchezza, ero decisamente più ispirata, ma va bene così. [E bisogna forse aggiungere che gran parte dell’ispirazione derivava dalla congiunzione ultimo lou fai – festa in rosso e che ciò avrebbe potuto generare il solito post deprimente alla verdeanita ma qui non bisogna fare nulla di tutto questo. Di deprimente ci sono state solo le schifezze che ho dovuto raccogliere sola soletta mentre accudivo un uomo dalle mutande strane (ho visto le sue mutande grazie a questa foto, giusto per non far venire pensieri strani ai lettori di questo blog e soprattutto al mio morosetto).]
Per il resto è stato tutto meraviglioso. E’ stato tutto incredibile. E non parlo solo di questo lou fai, ma di tutti quelli di questa estate (anche del 2.3 di cui non ho parlato, perché quasi mistico e, per sua sfiga, capitato in un momento di partenze troppo significative ed abbastanza provanti, che determinarono il mio umore strano).
Tutti mi chiedono come mi sia venuto in mente di fare un cosa del genere. Ma a me non è venuto niente di particolare. Io ho solo una casetta (anzi, per la precisione: i miei genitori hanno una casetta e hanno anche una figlia completamente pazza) e mi piace andare ai concerti ma sono anche senza patente quindi se i concerti li faccio a casa mia non ho problemi a tornare a casa. Problemi che sicuramente avranno avuto molti partecipanti a queste festicciole, giunti da Vicenza, Brescia, Rovigo, Ferrara, Bologna, Ravenna, Roma e perfino Istanbul (!!).
Una volta suonavano cover band ed era tanto se veniva il mio amore del liceo. Ora vengono gruppi che hanno suonato al SXSW, rinomati diggei bolognesi, delegazioni di importanti case discografiche e famosi bloggers musicali (Vitaminic avrà improvvisato una riunione di redazione…).
E forse è incredibile o forse no, di certo è divertente e il fatto che sembri tutto così naturale è incredibilmente piacevole.
Sapere che qualcuno ha ricevuto un messaggio con scritto "alla festa in rosso non c’è nessuno" mi ha inorgoglito non poco. Forse significa che in questo buco di città ho creato "qualcosa".
I concerti sono stati tutti meravigliosi. Anche se di alcuni ho guardato con più attenzione le prove che il concerto (per motivi organizzativi). E’ favoloso quando dicono "questa è una canzone nuova". Ahah, ho le cose in anteprima.
Da segnare sull’album dei ricordi: i Clever Square che sono venuti in treno e la loro risposta a "Pop Porno", una versione di "Outside is cold for us" cantata persone che non erano Maolo (Enzo mi pare ma giuro che non mi ricordo, il che forse vuol dire che ad un certo punto anche io avevo bevuto troppo), ma anche conoscere finalmente, dopo anni e anni che leggo il suo blog, Margherita F. che ho trovato seduta sul mio prato a sera inoltrata poiché era rimasta bloccata da un concerto dei Sonora al Teatro Romano, un djset eccessivamente divertente (che mi ha fatto ballare nonostante le fatiche organizzative), l’impianto che ogni tanto si zittiva durante This Is How You Spell "Hahaha, We Destroyed The Hopes And Dreams Of A Generation Of Faux-Romantics" e la gente che andava avanti a cantare, io e Nur che cantiamo gli Envelopes distruggendoci le corde vocali, e poi i Wave Pictures e le ultime danze, la Danelectro della Carlotta, che è verde ed è come quella dei Wave Pictures, con cui ho cercato di suonare "In The Aereoplane Over The Sea" ma non mi ricordavo gli accordi (ulteriore conferma alle mie bevute), la colazione "in paese" con Enzo e Nur, loro vestiti per bene e io con una maglietta dei Velvet Underground sporca di anguria, il Calorifero dimenticato a casa mia e i momenti in cui ci siamo sentiti persi, senza macchina, con un contrabbasso e senza soldi per chiamare un taxi, il regalo di Merih appeso agli alberelli, i fogli di carta giganteschi e i pennarelli colorati che io e Michele abbiamo comprato al supermercato (anche la filosofia sulle caramelle, sugli orsi di gomma che hanno tutti lo stesso sapore) le spillette e la gigantesca scritta Lou Fai sul tetto della casetta.
I ringraziamenti sarebbero troppi e correrei il rischio di dimenticare qualcuno quindi me ne sto zitta perché non sarebbe giusto. Tutti, tutti, veramente tutti. [Però la prossima volta datemi una mano a pulire, senno la mia mamma mi sgridaa!]

L’estate prossima è un desiderio, ma devo dare priorità alla mia laurea, già di per sé abbastanza inutile.
Di positivo c’è che ho passato Macroeconomia e che quando avevo preparato l’esame in tre giorni dopo Gonzi e Fake P avevo preso 21.
Ma c’è anche la mia cartina dell’Europa con i suoi post-it viola che vorrei andare a trovare o rivedere.

[Canzoni infilare dentro un cd mezz’ora prima che i Clever Square passassero a prendermi, gioia e tristezza, concretezza e canzoni allucinate]
[Avocado Baby – The Wave Pictures]

[Nota sulla festa in rosso: dopo il record positivo di presenza l’anno scorso (tutte le sera per un tempo considerevole), quest’anno sto cercando di battere il record negativo: ci sono stata la prima sera, giusto il tempo di bere una birra e di scorrere la sezione new wave dei vinili, e ieri sera, giusto il tempo aggiungere un esemplare alla mia collezioni di camicie verdi anni ’70 e di re impadronirmi di una copia di Rum, Sodomy and the Lash dei Pogues identica a quella che mio padre mi ha perso, cioè senza bonus track idiote perché io odio le ristampe con le aggiunte.]

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Make things happen! Provoke them! #3
Scritto da verdeanita il settembre 7th, 2008 | 5 comments

Spettatori
grazie a bretek per la foto.

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