Please, Please, Please Let Me Get What I Want
Scritto da verdeanita il aprile 21st, 2010 | 5 comments
Frühling in Berlin.

Ad Irene chiedevo spesso un parere sul mio abbigliamento. "Fa schifo!" diceva lei. "Allora lo compro" dicevo io. Però le regole che tengo scritte nel mio Moleskine le aveva lette e approvate. E per ora stanno funzionando bene.

Sono regole a volte sceme, a volte brutali, a volte ingenue. Dicono che per fare le cose che vuoi fare, basta farle. E che alla fine è tutta una questione di priorità. Una sorta di economia personale. Il vero costo di qualcosa è ciò a cui rinunci per ottenerlo. Ragionare sul breve e medio periodo e solo per le cose più importani sul lungo. Sappiamo tutti dove saremo nel lungo periodo.
Così, per il momento va bene così. Il poster appeso all’armadio in modo precario, in attesa di un muro su cui poter restare attaccato per cinque mesi. I concerti cancellati per via delle ceneri di un vulcano. Le discussioni in inglese con dentro parole che conosco solo in tedesco. Le serate in cui vorrei uscire e invece imparo il nome degli ingredienti della tisana che sto bevendo. Un disco masterizzato per poterlo ascoltare in salotto. I vestiti ammassati in una stanza che appartiene a qualcun’altro. I biglietti per i concerti ausverkauft. I cardigan a sette euro.

Aspettando una svolta che forse c’è già stata.

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Il giorno dello sconforto
Scritto da verdeanita il aprile 16th, 2010 | 2 comments

La tizia della camera libera solo per un mese mi ha mandato una mail dicendomi che la stanza era già affittata.
Ho controllato bene dov’era la stanza in Culonia e ho deciso che era veramente troppo lontana, quindi ho mandato un messaggio dicendo che non andavo più.
Nel frattempo un’altra mail era arrivata e ho fissato un appuntamento per mezzogiorno e mezza.
A mezzogiorno sono partita. Ero sulla U-Bahn quando ecco che due loschi figuri hanno tirato fuori il loro cartellino di controllori e hanno chiesto i biglietti a tutti. Sì, dei loschi figuri. Qui a Berlino prendono quei tizi che ciondolano tutto il giorno sulla metropolitana e li fanno diventare controllori. E’ già la terza volta che li incontro e, calcolando che in tutto ho passato a malapena dieci giorni, posso dedurre che sono una presenza costante. Ad ogni modo io ero tranquilla perché avevo il mio biglietto giornaliero che valeva fino alle tre. Il losco figuro però non si è convinto e mi ha fatto scendere. Così ho scoperto che il biglietto giornaliero non vale 24 ore ma vale fino alle tre di mattina del giorno seguente. Ha senso? Boh. Sul biglietto era spiegato? No. Ero nella merda? Sì. Ero in buona fede? Sì. Avevo avuto sfiga? Sì, e tanta. Dunque il tipo mi ha spillato 40 euro, mi ha augurato buona giornata e se ne è andato.
Sono arrivata al luogo dell’appuntamento e ho mandato un messaggio per sapere che campanello suonare. Non mi rispondono. Chiamo. Non mi rispondono. Aspetto dieci minuti e richiamo. Non mi rispondono. Gli auguro ogni male e me ne torno a casa.
Così ho deciso, visto l’andazzo, di prendere la camera dei dieci giorni. Qui non si profila nessuna soluzione celere. Tutti gli affitti partono da maggio e la Bongio mi vuole bene ma solo fino ad un certo punto. O forse sono io che le voglio bene fino ad un certo punto. Ad esempio fa un caffè terribile (acqua sporca), lascia la pasta scondita nella pentola e la condisce dopo o la mette in frigo così, scondita!, e non sa distinguere Vorname e Nachname (sì, giuro!). E russa. [No Bongi, in realtà ti vi ti bi]
Quindi da domani per dieci giorni avrò ben otto coinquilini.
Così posso mettere un altro segno di spunta sull’elenco "cose strambe che ho fatto". Come andare a cena con noti procuratori antimafia o fare 38 ore di treno per sentire i My Bloody Valentine o passare la notte all’addiaccio sull’orlo di un dirupo.

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Che ci faccio qui?
Scritto da verdeanita il aprile 15th, 2010 | 2 comments

Allora sono qui. Non so esattamente perché. Probabilmente perché non c’era nessun motivo valido per non esserci.
Dall’aeroporto a casa della Bongio sono arrivata senza problemi.
Questa mattina sono andata al supermercato a comprarmi una tessera per il cellulare, così ora ho detto addio al vecchio numero e uso solo quello tedesco.
E poi sono cominciati gli appuntamenti per vedere le stanze.
La prima stanza era in un appartamento enorme, coloratissimo, in cui vivevano nove persone. Era una vecchia stazione di polizia e aveva la stanza degli ospiti nella cantina ("guest room in the cellar? creepy!"). La due tipe con cui ho parlato erano simpaticissime: mi hanno offerto una tazza di tè e abbiamo chiacchierato (in inglese ovviamente: non vi preoccupate che in tedesco è una tregedia). Problema? La stanza è in affitto solo per dieci giorni. Cioè la tipa va in Repubblica Ceca e poi a Parigi per dieci giorni e affitta la stanza. Sì.
Dopo aver visto questa stanza sono andata ad Alexanderplatz, giusto per vedere quelle due cose che di solito si associano a Berlino: l’antennona e l’orologio. E anche perché dovevo assolutamente adare al MediaWorld a comprare una presa per il trasformatore del portatile. E al MediaWorld vicino ad Alexanderplatz avevo comprato la mia valigetta dei dischi. La mia intenzione, inizialmente, era di compare uno di quei cosi per cambiare la forma alla spina. In Italia se avete un elettrodomestico con la spina tedesca, quanto ci mettete a trovare un coso per infilarla in una presa italiana? Ne trovate a bizzeffe. Invece qui tutte le prese, i cambi, le ciabatte eccetera sono fatte solo e unicamente per le prese tedesche. Fortunatamente ho trovato il cavo e sono a posto.
Infine sono andata a vedere la seconda stanza. Un appartamento piccolo, buio, con dentro tre sbarbi poco socievoli. Però costa poco ed è in centro. E secondo me ho anche buone probabilità di essere presa, visto che nessun’altro dirà loro di sì.
Domani ho altri due appuntamenti. Uno per una stanza qui vicino, che però è libera solo per un mese, e un altro per una stanza in culo al mondo, che in più costa tantissimo ed è ammobiliata in modo orrendo, a veder le foto.
Però ecco… qui o mi dicono che sto troppo poco e quindi no, o mi dicono sì ma per troppo poco tempo, o mi chiamano in appartamenti che fanno schifo.

Questa sera il volo delle 20.10 da Orio non è partito per via delle ceneri del vulcano islandese. Fortunatamente ho deciso di partire ieri. Magari è un sengo del destino. VA TUTTO BENE.

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