Cose che qui accadono
Scritto da verdeanita il settembre 26th, 2010 | 3 comments

Darci un taglio mi è costato 10 euro senza piega.
Ho capito che molto probabilmente dovrò lasciare l’amata Prenzlauer Berg e spostarmi a ovest, a Kreuzberg. Da radical-chic a freak-chic (ossia sempre ricchezza ma un po’ più di fricchettonaggine). Berlino è talmente grande e i quartieri sono così diversi che spostarsi è come cambiare città nella città.
Per sancire questo cambiamento ho, appunto, accorciato i capelli.
La situazione si sta sviluppando in modo semplice: cercherò una casa con la giovane Giulia, arrivata qui pochi giorni fa per studiare Antropologia. Ora lei risiede in una casa molto bohemien, senza riscaldamento e con la cucina completamente dipinta da un pittore allucinato. Trattasi di un bosco con dei funghi enormi, un drago che vola sul soffitto e una barca che sfida una tempesta sulla parete del tavolo. La casa confina inoltre con un bar che propone musica di infimo livello fino alle quattro del mattino. Tale luogo sarà anche la mia dimora dal 2 ottobre fino ad un certo tot (dopodiché mi dedicherò al pellegrinaggio e all’accattonaggio).
Ho deciso di prendermela con calma e di non stressarmi troppo. L’altra sera sono quindi uscita con Giulia e Lucia, quest’ultima giunta fin qui qualche settimana fa per uno stage all’ambaciata italiana. Siamo andate alla una specie di biennale di musica scandinava, che in una parola potrei definire "weird".
Io sono arrivatà là prima di loro. Mi sono trovata in questo cortile buio e una tipa mi ha chiesto "Vai anche te al concerto?". Io ho detto di sì e l’ho seguita. E sono entrata in questa specie di capannone con un tavolo con cose da mangiare, tante persone e tutto pronto per la performance. Mi sono presa un bicchiere di vino e mentre aspettavo ho cominciato a chiacchierare con gente a caso. Così ho scoperto che quello era un capannone adibito a fabbrica di oggetti di metallo, che la performance era un misto di teatro e concerto, che il batterista era di Venezia, viveva da tre anni a Berlino, aveva una bimba di dieci mesi e aveva conosciuto sua moglie tipo il secondo giorno che era a Berlino. Cose che qui accadono.
Dopo un po’ Giulia mi chiama "Dove sei?" "In una stanza dove c’è da mangiare." "Anche io!" "Ma dove?".
Insomma, ero nel posto sbagliato, una strada vicina, allo stesso numero civico. Cose che qui accadono.
Dalla Biennale della Musica Scandinava me ne sono andata dopo la quinta performance a caso (ne mancavano ancora tre, pare) ma il motivo era che Tobi doveva prendere la custodia della sua chitarra e dormire, per poi partire alla volta della Repubblica Ceca.
Sono tornata a casa verso le due, abbiamo bevuto una bottiglia di Ripasso, mangiato biscotti e parlato tanto. Mi ha sporcato le lenzuola di vino e non andrà mai via, così mi ricorderò sempre di questi giorni.

Ah, qui ci sono un sacco di foto che vale la pena vedere.

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der Tag der Mega-Scheiße
Scritto da verdeanita il settembre 23rd, 2010 | 3 comments

La tenutaria di questo blog ne sta passando di cotte e di crude. Non scriveva, perché era impegnata a fare cose bellissime in giro per l’Europa. Ricorderò questa estate come quella delle vacanze estreme, quella in cui ho attraversato il confine ungherese a piedi, quello in cui ho fatto autostop e ci ha raccolti un camionista croato che parlava solo croato, quella in cui ho usato il Louvre come deposito bagaglie per le quattro ore che ho passato a Parigi eccetera eccetera eccetera.
Qui a Berlino ancora non ho avuto tempo di stabilizzarmi. Nei cinque mesi che sono stata qui ho cambiato tre case, ho avuto ospiti per tantissimo tempo e non ho lontanamente idea di che significhi "routine".
Esattamente una settimana fa è stato il Giorno della Grande Merda o "der Tag der Mega-Scheiße". Il casino successo è difficilmente narrabile. E’ noioso, ed ad occhi esterni sembrerebbe anche stupido, cosa che in effetti è.
Lo Z-1 è questa casa enorme dove ero andata ad abitare per le prime due settimane e in cui avevo incontrato quello che dopo tre giorni è diventato, ed è tuttora, il mio ragazzo, il quale tra giorni nove si trasferirà nella minuscola cittadina di Detmold, in Nord-Reno Westfalia, a studiare Chitarra Classica e Tonmaister, che da quel che ho capito è una specie di Ingegneria del Suono coi controcazzi.
Poiché ovviamente doveva lasciare la sua stanza, la nostra pregevole idea era che la occupassi io. Pensavo che tutto fosse a posto, avendo parlato praticamente con tutti gli abitanti. Avevo anche lasciato la mia attuale stanza, che verrà occupata tra giorni nove da un’altra persona.
Pensavo che tutto fosse a posto fino al Giorno della Grande Merda quando ho capito che qualcuno non voleva che ciò accedesse ed era stato troppo codardo per venirmelo a dire.
Seguono litigate, ammissioni di colpa, arrampicamenti sugli specchi, e tanti blablabla.
Io ho passato tre giorni a disperarmi e a pensare che la soluzione più semplice fosse chiamare mio padre col camion, metterci tutte le mie cose dentro e dire ciao ciao al posto più figo d’Europa.
La situazione era, e adesso lo è solo un pochino meno, disperata.
Quella casa era un posto che adoravo, e adoravo anche le persone che vi vivevano dento e avevo passato più tempo lì dentro che in qualsiasi altro posto. La delusione era, ed è, forte.
Mettici anche che è il cambio del semestre, che praticamente chiunque in questo momento sta cercando una stanza a Berlino, che per ogni stanza si presentano tipo trenta applicanti. Un incubo.
La loro proposta era che potevo restare lì per 15 giorni, così da cercare una nuova stanza.
Io ho chiesto di restare lì un mese, fino a fine Ottobre. E di avere anche una risposta chiara al fatto che non potevo trasferirmi lì dentro per via delle paturnie dell’inquilino più influente.
Ho motivato la mia richiesta dicendo che era anche bene per loro, visto che tre coinquilini erano in vacanza e blablabla.
Mi hanno detto No e No, dando come motivazione che dovevano dare una risposta al coinquilino seguente, cioè una persona che conoscono da trenta minuti e a cui non devono niente.
Mi hanno ripetuto che posso stare lì per 15 giorni.
Ho detto No e nel mio cuore ho depennato quel luogo come faceva Trincanato alle lezioni di teatro.
Non so se mi dispiace più per me o per Tobi che negli ultimi giorni qui a Berlino ha dovuto cambiare opinione su quella che è stata la sua casa per due anni (indendo l’edificio ma anche le persone).
Pazienza.
Il risultato è che adesso devo rimboccarmi le mani e ricominciare da capo.
Il risultato è che tra qualche giorno sarà come se fossi appena arrivata.
Almeno adesso il mio tedesco è dignitoso, riesco pure a mandare a cagare gli stalker al telefono. So che non mi spingerò più ad ovest di Kreuzberg o Wedding. So che mi piacerebbe abitare a Prenzlauerberg, tra i parchi-giochi e gli hipster e con le vecchie case della DDR che si trasfromano in loft ipercostosi. So che se voglio bermi una birra all’ultimo piano del Tacheles, è meglio che me la compri prima, perché non ci sono più gli squat di una volta.
berlino
L’altra sera Tobi ha suonato con un gruppo norvegese il quale aveva ricevuto seimila euro dal Ministro della Cultura per finaziare il tour. Quella era l’ultima data e cercavano di finire i soldi in birra. Quella sera ne ho bevuta tantissima e di ottomila tipi diversi (Pilsner, Berliner, Efes, la merdosissima Sternburg e altre di cui non ricordo il nome).
Eravamo in uno dei tanti bar bellissimi che ci sono qua e Lorina cercava di tornare a casa e io shalla le ho detto "Prendi la U1 fino a Kotbusser Tor e poi blablabla e sei a casa".
Poi Tobi mi ha fatto notare che avevo appena detto ad una persona che vive a Berlino da sempre come tornare a casa senza guardare la piantina.
Il che vuol dire che tra me e la città c’è un certo feeling. Vediamo come sarà l’inverno.

la foto è della mia prima vera stanza a Charlottenburg, un posto che ricordo come noioso quanto costoso
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