der Tag der Mega-Scheiße
Scritto da verdeanita il settembre 23rd, 2010 | 3 comments

La tenutaria di questo blog ne sta passando di cotte e di crude. Non scriveva, perché era impegnata a fare cose bellissime in giro per l’Europa. Ricorderò questa estate come quella delle vacanze estreme, quella in cui ho attraversato il confine ungherese a piedi, quello in cui ho fatto autostop e ci ha raccolti un camionista croato che parlava solo croato, quella in cui ho usato il Louvre come deposito bagaglie per le quattro ore che ho passato a Parigi eccetera eccetera eccetera.
Qui a Berlino ancora non ho avuto tempo di stabilizzarmi. Nei cinque mesi che sono stata qui ho cambiato tre case, ho avuto ospiti per tantissimo tempo e non ho lontanamente idea di che significhi "routine".
Esattamente una settimana fa è stato il Giorno della Grande Merda o "der Tag der Mega-Scheiße". Il casino successo è difficilmente narrabile. E’ noioso, ed ad occhi esterni sembrerebbe anche stupido, cosa che in effetti è.
Lo Z-1 è questa casa enorme dove ero andata ad abitare per le prime due settimane e in cui avevo incontrato quello che dopo tre giorni è diventato, ed è tuttora, il mio ragazzo, il quale tra giorni nove si trasferirà nella minuscola cittadina di Detmold, in Nord-Reno Westfalia, a studiare Chitarra Classica e Tonmaister, che da quel che ho capito è una specie di Ingegneria del Suono coi controcazzi.
Poiché ovviamente doveva lasciare la sua stanza, la nostra pregevole idea era che la occupassi io. Pensavo che tutto fosse a posto, avendo parlato praticamente con tutti gli abitanti. Avevo anche lasciato la mia attuale stanza, che verrà occupata tra giorni nove da un’altra persona.
Pensavo che tutto fosse a posto fino al Giorno della Grande Merda quando ho capito che qualcuno non voleva che ciò accedesse ed era stato troppo codardo per venirmelo a dire.
Seguono litigate, ammissioni di colpa, arrampicamenti sugli specchi, e tanti blablabla.
Io ho passato tre giorni a disperarmi e a pensare che la soluzione più semplice fosse chiamare mio padre col camion, metterci tutte le mie cose dentro e dire ciao ciao al posto più figo d’Europa.
La situazione era, e adesso lo è solo un pochino meno, disperata.
Quella casa era un posto che adoravo, e adoravo anche le persone che vi vivevano dento e avevo passato più tempo lì dentro che in qualsiasi altro posto. La delusione era, ed è, forte.
Mettici anche che è il cambio del semestre, che praticamente chiunque in questo momento sta cercando una stanza a Berlino, che per ogni stanza si presentano tipo trenta applicanti. Un incubo.
La loro proposta era che potevo restare lì per 15 giorni, così da cercare una nuova stanza.
Io ho chiesto di restare lì un mese, fino a fine Ottobre. E di avere anche una risposta chiara al fatto che non potevo trasferirmi lì dentro per via delle paturnie dell’inquilino più influente.
Ho motivato la mia richiesta dicendo che era anche bene per loro, visto che tre coinquilini erano in vacanza e blablabla.
Mi hanno detto No e No, dando come motivazione che dovevano dare una risposta al coinquilino seguente, cioè una persona che conoscono da trenta minuti e a cui non devono niente.
Mi hanno ripetuto che posso stare lì per 15 giorni.
Ho detto No e nel mio cuore ho depennato quel luogo come faceva Trincanato alle lezioni di teatro.
Non so se mi dispiace più per me o per Tobi che negli ultimi giorni qui a Berlino ha dovuto cambiare opinione su quella che è stata la sua casa per due anni (indendo l’edificio ma anche le persone).
Pazienza.
Il risultato è che adesso devo rimboccarmi le mani e ricominciare da capo.
Il risultato è che tra qualche giorno sarà come se fossi appena arrivata.
Almeno adesso il mio tedesco è dignitoso, riesco pure a mandare a cagare gli stalker al telefono. So che non mi spingerò più ad ovest di Kreuzberg o Wedding. So che mi piacerebbe abitare a Prenzlauerberg, tra i parchi-giochi e gli hipster e con le vecchie case della DDR che si trasfromano in loft ipercostosi. So che se voglio bermi una birra all’ultimo piano del Tacheles, è meglio che me la compri prima, perché non ci sono più gli squat di una volta.
berlino
L’altra sera Tobi ha suonato con un gruppo norvegese il quale aveva ricevuto seimila euro dal Ministro della Cultura per finaziare il tour. Quella era l’ultima data e cercavano di finire i soldi in birra. Quella sera ne ho bevuta tantissima e di ottomila tipi diversi (Pilsner, Berliner, Efes, la merdosissima Sternburg e altre di cui non ricordo il nome).
Eravamo in uno dei tanti bar bellissimi che ci sono qua e Lorina cercava di tornare a casa e io shalla le ho detto "Prendi la U1 fino a Kotbusser Tor e poi blablabla e sei a casa".
Poi Tobi mi ha fatto notare che avevo appena detto ad una persona che vive a Berlino da sempre come tornare a casa senza guardare la piantina.
Il che vuol dire che tra me e la città c’è un certo feeling. Vediamo come sarà l’inverno.

la foto è della mia prima vera stanza a Charlottenburg, un posto che ricordo come noioso quanto costoso
Categories: diario dalla camera oscura |

Comments (3)

  1. utente anonimo ha detto:

    tristezza. ;-(

  2. utente anonimo ha detto:

    il campa, eh

  3. utente anonimo ha detto:

    anita adesso mi commuovo

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