Vorrei che Dan Deacon fosse il mio insegnante di yoga
Scritto da verdeanita il febbraio 27th, 2015 | 2 comments

La prima volta che ho visto Dan Deacon ero alla Route du Rock, dove fa freddo anche ad agosto. Suonava su un palco piccolino praticamente in mezzo alla folla. Io ero riuscita ad avvicinarmi al palco e avevo tentato di fare un video per Michele perché lui non c’era e nel video poi non si vedeva niente e si sentiva ancora peggio. Dopo le prime due canzoni, e aver rischiato di morire schiacciata un paio di volte, mi ero seduta sopra una cassa, pensando di essere al sicuro e invece poco dopo mi era stata lanciata addosso una persona. Però, nonostante la pericolosità della cosa, mi ero divertita tantissimo.

Qualche mese fa i miei vicini di ufficio Puschen avevano annunciato un concerto di Dan Deacon allo Schwuz e non era stato solo Dan Deacon a farmi urlare di gioia, ma anche il fatto che si svolgesse proprio allo Schwuz che è uno storico locale gay a Berlino dove ogni tanto fanno concerti bellissimi, che è grande e labirintico, che sprizza gioia da tutti i pori e che ha una mirrorball gigantesca.

Volevo andarci, ma in quel momento non ero neanche sicura se sarei stata a Berlino quel giorno. Invece poi sono tornata a Berlino, ho cominciato a lavorare nel mio vecchio ufficio bellissimo, e alla fine quella sera lavoravo pure in cassa e avevo fatto quattro pizze per il catering (due margherite, una ai funghi, una alle olive) ed ero molto felice anche perché avevo potuto lasciare tutti i miei averi in camerino e non avevo borsette, giacche o cose di cui preoccuparmi. Però non suonava in mezzo al pubblico e la cosa mi dispiaceva.

L’ingresso era lontano dalla sala del concerto e da lì non si sentiva nulla. Non mi ero neanche accorta che il gruppo spalla aveva cominciato a suonare (e aveva anche finito). Fortunatamente però sono riuscita a perdermi solo i primissimi secondo del concerto, anche se sicuramente mi sono persa qualcosa di importante, perché tutti stavano per mettere una mano sulla testa del compagno per fare una qualche specie di rito che avrebbe poi avuto qualche effetto che solo noi avremmo notato. Poi ci ha invitato a puntare il dito contro la gigantesca mirrorball e ha detto qualcosa sull’ansia e sul fatto che dovevamo distruggerla proprio come stava accadendo alla luce che si frantumava sugli specchi in mille puntini bellissimi. E poi ci ha fatto ballare in modo cretino (e liberatorio). Era un misto tra un concerto e una lezione di yoga, però con una musica più bella. E il fatto che non suonasse in mezzo al pubblico non mi è mancato più di tanto.

Alla fine del concerto sono andata a chiedergli se la pizza gli era piaciuta e se poteva farmi un autografo sul poster per il mio amico Michele che anche quella sera non c’era (io quando vado ai concerti che vorrei vedere con determinati amici mi faccio firmare il poster per loro e non so se sia un comportamento carino o da stronzi) e l’ho sentito dire qualcosa alla persona che gli stava parlando prima di me, sul fatto che non era più stanco, che era stanco prima del concerto ma solo perché era stressato e che poi quando è sul palco lo stress e la stanchezza spariscono.

Due giorni dopo ho letto questa adorabile intervista in cui parla, appunto, di stress e ansia e dell’importanza di imparare a rilassarsi, che smettere di controllare la posta per controllare Instagram non è esattamente il modo per farlo e che bisogna imparare ad annoiarsi e altre cose che devo imparare e che si adattano molto bene a quello che sto cercando di fare ora, che è il contrario di quello che facevo l’anno scorso, quando non avevo tempo di annoiarmi e non è che fosse una cosa bellissima.

E poi l’altro ieri è uscito questo bellissimo video e le cose che ha fatto fare alla gente in quell’ufficio sono più o meno quelle che ci ha fatto fare allo Schwuz, a parte distruggere le nostre ansie sulla mirrorball perché NPR sarà anche un bellissimo posto ma la mirrorball non ce l’hanno.

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Comments (2)

  1. Paolo ha detto:

    Ti lascio un commento.

  2. verdeanita ha detto:

    Anche io

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