Nedelja puna ljubavi
Scritto da verdeanita il marzo 11th, 2013 | 1 comment

Raramente credo di essere stata così agitata prima di partire. Avevo prenotato un volo con Opodo perché la conversione in dinari sul sito della JatAirways non mi convinceva. Passai i mesi seguenti a temere qualche intoppo. Quando mi arrivò una mail con il cambio degli orari del volo temetti il peggio. Oltre al fatto che capii quanto è stupido partire di sera.

Il mio volo fortunatamente c’era, ma anche con la carta d’imbarco tra le mani non ero ancora sicura. Non ero sicura neanche all’atterraggio. Non ero sicura neanche quando intravidi la Genex Tower mentre parlavo in serbo con il taxista. Cominciai a essere sicura quando Mara cominciò a salutarmi da dietro le finestre del Ventil, mentre io scaricavo lo zaino dal taxi. Poi, quando Bojan mi prese in giro per aver ordinato solo una birra piccola, cominciai a rilassarmi, a guardarmi intorno e a rendermi conto che sì, ero tornata. C’erano sempre le Electrelane in sottofondo e quattro mesi erano stati velocemente cancellati.

Il programma del primo vero giorno era: visitare il mio vecchio ufficio, passeggiare lungo il Danubio, andare in giro per bar e leggere. E feci le cose esattamente in questo ordine. In ufficio fu buffo, perché alcuni colleghi non sapevano del mio arrivo. Passeggiare fu commovente, perché quel sole era completamente diverso dalla neve nella quale avevo camminato fino al giorno prima. A KC Grad c’era il solito barista ma fuori non c’erano più i tavolini. Mi sedetti dentro e bevvi caffè turco mentre leggevo un libro su radio B92 che mi aveva prestato Dusica quella mattina.

Come seconda tappa, come se non potessi più aspettare, mi diressi al Bigz e salii i suoi sette piani sapendo perfettamente quale ricompensa avrei trovato in cima. Dentro Čekaonica c’era una mostra dedicata a Templehof e la cosa mi fece sorridere. Alle sette avevo però appuntamento con Milica al ponte di Brankov per andare a Zemun. Passeggiammo per quelle stradine che sembrano un mondo completamente diverso dai palazzoni di Belgrado e ci ritrovammo prima in un pub e poi in una kafana che era una specie di Clärchens Ballhaus: un posto fuori dal tempo, dove un gruppo di 70enni suonava jazz e i giovani così come le vecchie agghindate ballavano insieme senza problemi.

Venerdì sera andai a sentire le prove di Bojan, Milica e Zorana che hanno un progetto davvero bello che si chiama Lula Mae. La sala prove era in un posto dove non ero mai stata e Milica mi aveva disegnato una specie di piantina sul taccuino. Mezz’ora prima dell’appuntamento ero ancora a casa e non sapevo neanche dove prendere l’autobus e pensavo che sarei arrivata con un ritardo mostruso. Arrivai con cinque minuti d’anticipo.

La sera andrai a KC Grad con Zuzana, Alex e Ana. Con lei mi aspettava poi un programma abbastanza intenso.

Sabato io e Ana andammo a Subotica in pullman a vedere i Repetitor. Il viaggio, lunghissimo e con brevissime soste, fu per me un incubo. La cosa buffa era che gli stessi Repetitor viaggiavano sul nostro autobus.

Subotica è l’ultima città serba prima dell’Ungheria e nei dintorni si parla più ungherese che serbo. La nostra permanenza fu di appena una manciata di ore, che non ci permisero di vedere bene la città. Faceva freddo e anche stavolta, come per magia, riuscimmo a trovare il locale senza perderci e senza chiedere indicazioni.

Dei Repetitor ho già parlato su IndieForBunnies e questo concerto ha confermato e rafforzato tutte le mie prime impressioni. Restammo nel locale fino alle 3. Ero l’unica a non parlare perfettamente serbo, quindi mi misi alla prova e cercai di capire e ascoltare il più possibile. Alla fine ero piuttosto compiaciuta.

Nel video potete vedere i Repetitor che spaccano e io che mi gratto la testa. Speriamo che il neonato Lou Fai Booking riesca a portarli in Italia nei prossimi mesi.

Al nostro ritorno, dopo un pranzo a Kalamegdan, tornammo nelle nostre rispettive dimore per riposare un po’ prima di andare ad Inex Film, uno squat pieno di atelier che si trova nella prima periferia, verso il ponte di Pančevo. Mi aspettavo molto di più, ma fu comunque una serata piacevole.

Per gli ultimi giorni cambiai dimora e andai a stare da Bojan e Mara, a Nuova Belgrado, un distretto tra il centro storico e Zemun costruito negli anni cinquanta. Ovviamente ero molto più lontana dal centro, quindi alle passeggiate tra i mercati si sostituirono più caffé, più chiacchiere e più cose da fare in casa, come il Tiramisù.

Lunedì sera fece un po’ male, perché andai a Brod a vedere, tra le altre, una persona con cui avrei voluto passare più tempo, anche se forse è meglio così.

Lunedì fu anche il giorno in cui tutti mi dissero di ascoltare i Veliki Prezir, un gruppo serbo che esiste da un bel po’. Decisi quindi che il giorno dopo sarei tornata da Pinball Wizard, il mio negozio di dischi di fiducia, a comprare il loro disco. Il giorno dopo, mentre rovistavo tra i dischi e chiacchieravo con Magdalena, la ragazza che vi lavora, lei ricevette un messaggio da Zorana, che diceva di regalarmi il disco da parte sua, in caso fossi passata. E questo fu l’episodio più adorabile di tutta la settimana.

Con tutti i miei nuovi dischi in un sacchetto di plastica me ne andai di nuovo al Bigz, questa volta con Ana. Là avevamo appuntamento con Milena, la batterista dei Repetitor, che ci aveva invitate a vedere le prove. Nella sala prove c’erano membri di un sacco di gruppi che ho adorato durante la mia permanenza a Belgrado. Andammo a Čekaonica a bere un po’ di birra e rakija al miele e poi restammo lì fino all’una. Tornai a casa con l’ormai consueto autobus notturno.

L’ultimo giorno, perché anche al ritorno avevo uno stupido volo serale, feci nulla o poco più. Convinsi Bojan e Mara a fare una passeggiata lungo il fiume. Non immaginavo che il loro appartamento si trovasse vicino a questa parte di città, piena di splave e locali. Era tutto bello, silenzioso, pacifico e quasi ghiacciato. Come l’altra volta, quando mi ritrovai lungo il fiume ad una manciata di ore dalla mia partenza, non sapevo cosa dire ed ero un po’ triste, ma felice allo stesso tempo.

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Stanze possibili
Scritto da verdeanita il agosto 14th, 2012 | Leave a comment


Urbino, Aprile 2012

Venezia, Aprile o Maggio 2011

Tallin, Aprile 2011

Berlino, Ottobre 2010

Ogni tanto vedo belle stanze, in belle case, in belle città e mi chiedo: “Chissà come potrebbe essere vivere lì.”

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Dobrodosli
Scritto da verdeanita il agosto 10th, 2012 | Leave a comment

Ebbene, sembra proprio che alla fine io sia arrivata a Belgrado. Due sere fa per la precisione. In questo momento vi scrivo dalla mia piccola e graziosa stanzetta con le zanzare che mi pungono e il sole che già alle otto e mezza è tramontato. Non ero più abituata all’oscurità così presto, specialmente d’estate. E questa è la prima di mille differenze e cose nuove.
Oggi comincia anche il mio primo fine settimana in questa nuova città, dopo due giorni molto leggeri di lavoro al REX, il centro culturale sede del mio tirocinio.
Il REX fa parte, insieme ad altri centri fighissimi come il WUK di Vienna, l’Ufa Fabrik a Berlino e il Melkweg ad Amsterdam, di Trans Europe Halles, di cui fa parte anche Interzona. Il mio master in Scienze Politiche a Berlino prevedeva anche un tirocinio e ho pensato bene di farlo in un altro posto all’estero, magari in un posto che fosse collegato non solo a quello che studio ma anche a quello che faccio “nel tempo libero” e che vorrei diventasse un lavoro. Volevo poi tornare a Belgrado per una serie di motivi piccoli, concatenati e probabilmente inspiegabili. E quindi eccomi qui. Mi piace tutto questo perché avevo cominciato a parlarne a tutti già a dicembre, quando era solo un’idea scema e per nulla concreta. Mi ha fatto piacere quando mi ha scritto Robert, un uomo che verso dicembre aveva occupato per qualche sera mio divano a Kotti25 (ovvero il mio precedente appartamento) e che poi era partito per l’Uganda, dicendomi “Ehi, alla fine ci sei andata davvero!”.

Sono arrivata mercoledì sera verso le nove e due miei nuovi “colleghi” sono venuti a prendermi, mi hanno portata a casa e mi hanno poi invitata a bere una birra. Sostanzialmente già la prima sera me ne stavo a chiacchierare con gente nuova, allietata da un djset che è passato da Grimes agli Yo La Tengo, sperimentavo le mie prime frasi in serbo (già dimenticate) e tornavo a casa cercando di capire le scritte delle strade in cirillico.

Ieri ho cominciato il mio lavoro al REX. Mi hanno raccontato un po’ la storia dell’edificio, inizialmente sede di non ho capito quale società ebraica, usato poi come location per un film e diventato poi centro culturale. Le attività sono divise in progetti propri del centro, coproduzioni e residenze di progetti esterni. In questo momento (abbastanza tranquillo: in Serbia in questo periodo sono tutti in vacanza) ci sono le prove di un gruppo di teatro metà tedesco e metà serbo e l’organizzazione di un festival di cinema indipendente chiamato Free Zone. Molte delle attività, specialmente quelle organizzate dal REX, sono legate all’ambito politico e sociale.

Dopo il lavoro la mia collega Milica mi ha portato a fare un giro in centro, a registrarmi alla polizia e a fare un nuovo numero di cellulare (per 200 dinari, circa due euro, ho avuto 5000 minuti di chiamate gratis e 5000 sms gratis, #ciao). Siamo passate per il Kalemegdan, che è un parco molto bello e grande con una fortezza da cui si vede tutta la città, e mi ha dato qualche informazione base sulla città, sul centro, su Nuova Belgrado, una parte di città al di là della Sava costruita intorno agli anni settanta, su Zemun, che è una specie di città che è stata collegata a Belgrado nel corso del tempo, e su varie altre cose.

È la prima volta che mi trovo a lavorare in ufficio che si occupa di teatro, cinema e musica e non di qualcosa di commerciale. Oggi ho messo in ordine tre scatole piene di flyer di mostre, concerti e progetti in giro per il mondo e pensavo a quanto fossero belle, le cose che fanno le persone in giro per il mondo.

Well, it seems that at last I have arrived in Belgrade. Two nights ago to be exact. In this moment I am writing from my pretty little room, the mosquitoes are biting me and at half past eight the sun has already set down.
I’m no longer used to this early darkness, especially in the summer. And this is the first of thousands of differences and new things.
Today also begins my first weekend in this new city after two days of very light work at the REX Cultural Center, where I’m doing my internship.
The REX belongs, together with other cool cultural centers such as WUK in Wien, Ufa Fabrik in Berlin and Melkweg in Amsterdam, to Trans Europe Halles network, which also includes Interzona. My master’s degree in Political Science in Berlin has to include an internship and I thought to do it somewhere else abroad, perhaps in a place that was related not only to what I study but also to what I do “in the free time” and that I would like to make a job. I wanted to come back to Belgrade for a lot of small, chained and probably inexplicable reasons. So here I am. I like this because I started to tell everybody about it in December, when hit was just a stupid idea. I was pleased when Robert, a man who occupied my couch in Kotti25 (my previous apartment) for some days around December and then left for Uganda, wrote me saying “Hey, eventually you really went there”

I arrived Wednesday evening at about nine and two of my new “colleagues” fetched me, they took me home and then invited me to drink a beer. Basically the very first evening I was chatting with new people, cheered by a dj who has gone from Grimes to Yo La Tengo, I was experimenting my first sentences in serbian (already forgotten) and I came home trying to understand the indication written in Cyrillic.

Yesterday I started my work at REX. They told me the history of the building, which initially belong Jewish society, was used as a location for a movie and then became a cultural center. The activities are divided in the center’s own projects, co-productions and residences. At the moment (pretty quiet: in Serbia in this period everyone is on holiday) there are rehearsal of a theater group, half from Germany and half from Serbia, and the organization of an independent movie festival called free zones. Many of the activities, especially those organized by REX, are linked to the political and social.

After work, my colleague Milica showed me the center of the city, we registered me at the police and she helped me making a new mobile number (for 200 dinars, about two euros, I had 5000 minutes of free calls and 5000 free sms, # hello). We went to the Kalemegdan, which is a beautiful park and with a big fortress from which you can see the whole city, and she gave me some basic information about the city, the center, New Belgrade, a part of the city beyond Sava which was built in the early seventies, Zemun, which is a kind of city that has been linked to Belgrade over time, and various other things.

This is the first time I have to work in a office that deals with theater, cinema and music and not anything commercial. Today I tidied up three boxes full of flyers of exhibitions, concerts and projects around the world and I thought how beautiful they are, the things that people make around the world.

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