Tell me where you’ve been my life
Scritto da verdeanita il agosto 17th, 2011 | Leave a comment

Uscire dall’ufficio con uno zaino più grande di me, la mia consueta ultima Berliner al binario di Hauptbahnof, i due ragazzi francesi che andavano anche loro alla Route du Rock, il ragazzo di Bristol che aveva un amico dall’altra parte del treno, il padre brasiliano che portava la figlia 14enne a Parigi, riuscire ad arrivare a Parigi in tempo per prendere lo stesso treno di Daniele, arrivare a St-Malò per la quarta volta e mettersi a ridere, cercare di parlare francese con risultati ridicoli, incontrare una ragazza che avevo conosciuto un Estonia e capire, ancora una volta, che l’Europa è veramente piccola, la mia quarta Route du Rock che comincia, i Sebadoh che mi commuovono al primo accordo, le Electrelane che fanno un concerto strepitoso e io che mi chiedo perchè non ne sapessi nulla, la pioggia con i Blonde Redhead e il loro concerto che è stato tutto il contrario delle mie aspettative (cioè bellissimo), Kazu Makino che canta con i Battles e poi loro che inondano il pubblico di luce gialla e fanno anche Atlas e tutta la gente che balla nel fango, i miei pantaloni quasi asciutti e la pioggia che in quel momento mi mancava e i miei amici che, a ragione, mi mandavano a cagare, birre arretrate dal 2008, tornare a St-Malò, la città, e fare le foto al mare con il grandangolo che non usavo da anni, le chiacchiere spontanee sulla navetta, i due bicchieri di vino, uno per gli Here We Go Magic e uno per gli Okkervil River, e divertirmi tanto durante il loro concerto, i Fleet Foxes, bellissimi in ogni senso, e tanto 2008, il concerto di Dan Deacon arrampicata agli amplificatori, cercare disperatamente i tappi per le orecchie, cercare di fare un video pensando solo a Michele, un tipo che mi cade sul collo e poi cercare di dormire e svegliarsi imprecando contro i Fugazi, arrivare a Parigi, avere una specie di casa a Parigi, andare a vedere il mercatino delle pulci dall’altra parte della città, il pranzo sulla Senna, camminare e camminare e camminare e chiedersi come fosse possibile resistere così tanto con così poche ore di sonno, prendere il caffè con quella che per una manciata di ore è stata la mia coinquilina e parlare dell’Italia, scoprire la prima classe dei treni e il pranzo a base di pesce e vino bianco, viaggiare con degli uomini d’affari che parlano di profitti e bilanci e che poi sentono la musica dal mio iPod e mi dicono “New Order? Cool!”, perdere a Francoforte la coincindenza con Berlino e conoscere una ragazza australiana di 18 anni che era a zonzo per l’Europa e ha un biglietto di ritorno il 19 novembre. Tornare a Berlino.

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