Il tradizionale classificone di fine anno
Scritto da verdeanita il gennaio 5th, 2014 | Leave a comment

Che arriva a gennaio perché a dicembre non avevo tempo di scriverlo e soprattutto l’anno non era ancora finito.
Comunque, in ordine alfabetico:


Akron / Family – Sub Verses
Quando sono uscite le prime due canzoni di questo album sono rimasta sconvolta dalla loro bellezza. Poi me lo sono ascoltato un sacco di volte, lungo la strada per l’ufficio che era lungo un canale e in mezzo agli alberi ed era un abbinamento davvero azzeccato.
Aloa Input – Anysome
Quando mi traferii a Berlino non avevo idea di che cosa avrei fatto della mia vita. Non sapevo neanche quali cose ci fossero da fare, a Berlino. Mandai però una lettera scritta con il tedesco di una bimba di sette anni alla Morr Music, etichetta adorabile che ha pubblicato tanti dischi che adoro, chiedendo se avevano qualche lavoretto per me. Non ottenni mai risposta, però continuai ad amarla.
Per qualche strano motivo ignorai il concerto di presentazione di questo disco. Lo ascoltai qualche settimana più tardi per qualcosa come quindici volte di seguito perché era bellissimo e perché suonava come le cose che pubblicava la Morr Music anni fa, ma anche come tante cose che mi piacciono adesso.
Arcade Fire – Reflektor
Sull’uscita di questo disco si potrebbe scrivere un saggio di marketing. Il singolo è uscito sotto falso nome in posti misteriosi e a caso. Per andare ai concerti bisognava vestirsi in maschera (io ero e sono totalmente favorevole a questa cosa!). La loro partecipazione al Primavera è stata annunciata su cartelloni enormi (e questa volta invece ero un po’ perplessa). E poi il disco è una figata e tutte le volta che lo ascolto penso “Cavoli, è proprio bello, cavoli, sono veramente dei geni”.


The Black Angels – Indigo Meadow
Per strane coincidenze ho visto i Black Angels dal vivo un bel po’ di volte. Non questa volta, però. Da un lato perché suonavano la stessa sera dei Tame Impala e per prendere una decisione mi sarebbe esploso il cervello, dall’altro perché comunque il concerto era esaurito. Il disco comunque era una figata e insieme a quello degli Akron / Family è stato la colonna sonora delle passeggiate in ufficio per pseudo boschi.
The Burning Hell – People / Old, New, Borrowed, Blue
Un giorno racconterò per bene come ho conosciuto questi cinque adorabili canadesi. È una bella storia che comincia con io che attacco bottone con un tizio sulla metro, ma è davvero troppo bella per essere raccontata in una classifica di fine anno. Fatto sta che questo disco l’ho sentito più dal vivo che dal giradischi e che diventava più bello ogni volta, perché loro spaccano davvero e sono davvero contenta di averli fatti suonare alla Casetta Lou Fai (e poi li ho anche seguiti a Venezia perché quanto figo è andare in tour in Italia e fare un concerto anche a Venezia?).
Oltre al disco vero e proprio è uscito anche un EP che contiene, come dice il titolo, canzoni vecchie, nuove e prestate. E quella prestata è stata la canzone che ho ascoltato di più questa estate.

C+C=Maxigross – Ruvain
La prima volta che ho visto i C+C=Maxigross era alla Casetta Lou Fai ed era il loro secondo concerto e pensai: “Belli, cavoli!”. E dopo un EP molto bello è uscito un disco bellissimo, che è questo e che ho ascoltato tantissimo (sì, anche questo mentre andavo in ufficio in mezzo ai boschi).
E sono anche contenta e orgogliosa di averi portati a suonare fuori da Verona (con il mio piccolo Lou Fai Booking in collaborazione con Modernista). Avrei voluto seguirli in Croazia ma non ci sono riuscita. Sono invece andata con loro ad Amburgo, Berlino (ovvimente) e Graz. Era la prima volta che “andavo in tour”, che era anche una delle cose che avrei voluto fare nel 2013, quindi yeah.


Jacco Gardner – Cabinet of Curiosites
La prima volta che ho visto Jacco Gardner ero ad Amburgo e il concerto si teneva in un vecchio cinema, quindi si stava seduti. Era mezzanotte passata ed io ero stanchissima. Quindi, dopo le prime due o tre canzoni, mi sono addormentata.
Addormentarsi ai concerti è una cosa che capita di rado. A me è capitato solo un’altra volta, al concerto degli Swans. Sì, degli Swans. Quando ci si addormenta ai concerti si usa il suono come un cuscino ed è veramente strano. Il ricordo, o il sogno, di questo concerto era comunque molto bello, quindi ho recuperato e ascoltato questo album nuovamente e quando è passato per Berlino sono tornata a sentirlo e questa volta mi sono piazzata davanti alla sua faccia sbarba da dodicenne, per non correre rischi. A chi mi ha chiesto dove andavo quella sera ho risposto: “Al concerto di Syd Barrett” e la cosa era abbastanza simile alla verità.
Unknown Mortal Orchestra – II
Nel 2004 (dieci anni fa, urca!) passai 4 o 5 giorni a Zoppé, un paesino piccolo piccolo sulle montagne vicino a Belluno (credo). In quei giorni, sostanzialmente, io e i miei compagni di avventure non abbiamo sostanzialmente ascoltato un sacco di musica.
La prima volta che ho ascoltato questo disco ho pensato “Cavoli, sarebbe stato bellissimo avercelo a Zoppé”. Perché, come spiegavo su Soft Revolution, questo disco sembra sospeso nello spazio e nel tempo, proprio come erano quei giorni.
“Swim and Sleep” è una di quelle canzoni che non ti si levano più dalla testa, peccato che ci sia solo una canzone così in tutto l’album.
Yo La Tengo – Fade
Vabbè, sì, che novità: si sapeva che l’avrei amato.

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il tradizionale classificone di fine anno.
Scritto da verdeanita il dicembre 26th, 2011 | 1 comment


1. 13&God – Own Your Ghost
Vabbè, lo sapete, io sono incredibilmente monotona. Mi piacciono determinati gruppi e adoro indagare in tutti i loro side project e collaborazioni varie. Questa collaborazione tra Notwist e Themselves mi si è palesata con un singolo bellissimo “Old Age”, che è diventata la colonna sonora dei miei ultimi giorni a Berlino, quando stava per arrivare la primavera e non ne potevamo più di stare chiusi in casa e andavamo a ballare lungo i fiumi anche se il cielo era bianco e deprimente. Il disco l’ho consumato quando ero in Italia e andavo a correre lungo il fiume immaginandomi la gente che ballava e pensando che a Berlino dovevo tornarci ad ogni costo. E così è stato. Un disco che credo farei fatica a riascoltare per intero.

2. Battles – Gloss Drop
“Questo è l’anno dei Battles”, mi sono detta dopo il loro concerto a Berlino, pochi giorni prima di tornare in Italia. “Questo è l’anno dei Battles”, mi ripetevo all’aeroporto di Brema, mentre mi districavo tra i vari checkin diretta a Tallin e ascoltavo “Futura” a volumi eccessivi. “Questo è l’anno dei Battles”, mi sono detta mentre ballavo nel fango alla Route du Rock durante il loro concerto. “Questo è l’anno dei Battles” mi sono detta nell’hangar dell’aeroporto di Templehof mentre ci sparavano addosso luce gialla. “Questo è l’anno dei Battles” ho ripetuto a New York, completamente rincoglionita da tre giorni di orari sballati, mentre ballavo ancora una volta. E fu l’anno dei Battles.

3. The Dø – Both Ways Open Jaws
Voglio bene ai The Dø perchè sono il primo gruppo che vidi sul palco della Route du Rock. Voglio bene ai The Dø perchè il loro concerto fu uno degli eventi principali della  mia settimana a Bruxelles (settimana in cui di Bruxelles non vidi niente e incontrai innumerevoli amichetti in giro per il Belgio e la Francia). Non sapevo nulla del loro secondo album fino a quando non lessi la recensione di Daniele. Lo consumai mentre stavo ancora a Verona e pedalavo verso Interzona. Un disco meraviglioso, elegante e malinconico. Mi odierò forse per sempre per non aver comprato in anticipo i biglietti per il loro concerto a Berlino.

4. tUnE-yArDs – w h o k i l l
“Non è uscito niente di paricolarmente bello quest’anno” “Ascolta tUnE-yArDs” mi dice Daniele,”Ascolta tUnE-yArDs” mi ripete Fede. E io chi sono per non ascoltarli? E così faccio partire il disco in ufficio e vorrei esplodere sulla sedia. E fu lei a farmi decidere per l’acquisto dell’esoso biglietto per il Berlin Festival. E fu anche il concerto migliore di tutto il festival. Capperi se spacca.

5. The Field – Looping state of mind
Perchè abitando a Berlino dovrei ascoltare solo elettronica (no, non ce la faccio e comunque ne ascolto davvero tanta rispetto al mio recente e breve passato). La prima sera che suonava a Berlino non ci sono andata per ignoranza (grazie comunque a chi mi ha detto che c’era), la seconda sera che suonava a Berlino suonava con i Battles (ma vedere i Battles per la quinta volta mi pareva eccessivo). La prima volta che suonerà in Italia però spero di esserci.


6. Akron/Family – ST II: The Cosmic Birth and Journey of Shinju TNT
Lo so, lo so. Dovevamo prendere il treno e andare in spiaggia. Sarebbe stato l’unico bagno al mare della stagione. Invece non ho mai fatto il bagno al mare. L’unico bagno l’ho fatto in un lago vicino ad un aeroporto, ma questa è un’altra storia. Dovevamo prendere il treno e poi il pullman e poi ascoltare gli Akron/Family e poi dormire in spiaggia e poi andare a predere la piccola turca all’aeroporto. E invece non l’abbiamo fatto ma ti giuro che sto cercando di farmi perdonare.

7. Ancher – Verdelegno
Tre ragazzi che suonano insieme dai tempi del liceo, vanno all’università e studiano composizione, ecologia del paesaggio e arti visive, vanno in giro per il mondo a Graz, a Venezia e a Reykjavìk, tornano, registrano e mixano tutto davanti al camino. E il risultato è un disco che suona in modo megaviglisamente legnoso e che sprigiona tutto quello che hanno fatto in questi anni. Lo potete ascoltare tutto qui, anche se per apprezzarlo veramente bisogna abbracciare la sua bellissima confezione in legno di pino austriaco, marchiata a fuoco copia per copia e fatto a mano proprio da loro.


8. (m+a) – Things.Yes
Un disco italiano che non sembra italiano. Un misto di tutta quell’elettronica cromaticamente fredda che viene da fuori e gruppi islandesi graziosi. Non vedo l’ora di vederli dal vivo.


9. C+C=Maxigross – Singar
Un disco italiano che sembra più che italiano. Adoro, adoro, adoro quello che i ragazzi di Vaggimal sono riusciti a fare. Perchè hanno rotto i gruppi italiani che cercano di scimiottare le mode e gli stili dei gruppi esteri. Noi abbiamo le nostre montagne, la nostra grappa e i nostri gnocchi di malga (quanto erano buoni i nostri gnocchi di malga!) e abbiamo anche i C+C che potrebbero essere i Crosby, Stills & Nash de noaltri ma sono semplicemente loro e hanno fatto un disco bellissimo.

10. Wye Oak – Civilian
E tu, che ci fai qui? Eri bello e non ho mai avuto il tempo di ascoltarti decentemente. Eri bello e ti hanno portato a Berlino ben due volte e io non sono venuta mai. Però eri bello comunque e quindi ecco perchè sei qui, anche se un po’ in fondo.

Menzione speciale (ovvero disco che non è del 2011 ma mi ha fatto l’anno comunque)


Norman Palm – Shore to Shore
Che è un disco del 2010 che mi ha commossa come nessun’altro disco prima d’ora. L’ho scoperto girovagando su Soundcloud a giugno, quando ero appena tornata a Berlino. È una specie di concept  album sull’amore a distanza (anche se “concept” fa venire in mente le cose prog che ascoltavo al ginnasio mentre questo è pop di ottimissima fattura). E riesce a combinare perfettamente folk, cantautorato, elettronichina e sperimentazione. Un disco a cui ho voluto davvero tantissimo bene. E che si ascolta tutto qui.

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