She fell in love with the drummer
Scritto da verdeanita il novembre 28th, 2007 | 2 comments
Entrare nello stanzino delle batteria e trovarvi una Gretsch non è cosa da poco, anche se lo stanzino non è la casetta di legno nota ai più come Lou Fai ma il garage in via Polese dove ogni settimana passo un’oretta della mio tempo in modo particolarmente appagante.
Suonare la batteria può cambiare la tua vita: devo colpire la cassa come se fosse un vitello morto e quando do l’accento sul rullante devo darlo con più ignoranza e durante le lezioni, di Macroeconomia o Scienze dell’Amministrazione I, devo tenere la penna come se fosse una bacchetta, devo fare con la mano destra le cose che generalmente faccio con la sinistra e devo battere per terra il piede destro perchè non ho forza sul charleston e quindi devo allenare quel muscolo che ho ignorato per tutta la vita.
I piatti della batteria che uso a Bologna sono bellissimi.
La batteria della Lou Fai ha dei piatti Pearl, marca che notoriamente non produce piatti. E questo dovrebbe bastare per rendere l’idea.
Per questo motivo non mi scandalizzo se i batteristi che condividono con me la sala prove non si portano i loro. Io non sono particolarmente gelosa dei miei piatti.
E quando giro la batteria, rendendola mancina, il mio crash/ride in crisi di identità si incastra tra la parete e il freezer obeso ed è scomodissimo da suonare.
Questo fine settimana non tornerò alla Lou Fai, e quindi farò esercizi su quel coso di gomma che fa rimbalzare le bacchette.
Ci sono un paio di concerti interessanti questo fine settimana. Uno, in paricolare lo attendo da parecchio.
Non c’entra in realtà, ma esattamente un anno e un giorno fa ero a Milano con il Giovane Sonico Miguel.
E un concerto come quello di quella sera difficilmente mi ricapiterà.
Ma ieri, invece di commemorarlo con Miguel, passando la notte alla Lou Fai a mangiare pizza fredda e a comporre la nostra "I Heard You Looking", mi sono ritrovata a parlare dei Sonic Youth con un mio compagno di facoltà.
Mi parlava di quello che stava accadendo in piazza Castello durante ‘Cross The Breeze perchè io, sinceramente, durante ‘Cross The Breeze non ero in grado di capire cose stesse accadendo sul palco.
Questo fine settimana non tornerò a Verona, perchè effettivamente è uno sbatti tornare ogni volta, anche se sono solo due ore.
E poi ormai a Bologna ci sto bene.
E non devo vergognarmi a dire che l’anno scorso non stavo bene, perchè era così per molti, anzi, era così per tutti.
E tutto questo era normale, perchè eravamo tanti, e prima non ci eravamo neanche mai visti, ed è tutto normale: litigare, provarci, provare antipatie e simpatie. I nostri sono tutti rapporti umani che partivano dallo zero assoluto.
E qualcuno dice che le fa piacere quando mi incazzo e dico "Porca Merda" invece di tirare qualche bestemmia.
Non so come farò nel secondo semestre, senza il corso di Inglese.
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E quella dopo il concerto รจ stata la migliore birra che io abbia mai bevuto.
Scritto da verdeanita il luglio 8th, 2007 | 3 comments

Ven 6 Lug – Sonic Youth performing Daydream Nation
Poco tempo fa, ripescando un vecchio numero del Mucchio Selvaggio lessi un intervista in cui un genio diceva che i preti dovrebbero prendere esempio dalle hall per concerti. Una messa dovrebbe essere un evento unificante per i partecipanti, che invece il più delle volte ne escono esattamente come ci sono entrate (magari anche più depressi). Invece ai concerti le persone più diverse assistono alla stessa esperienza, ascoltano lo stesso messaggio. È quindi un’esperienza quasi mistica e realmente fortificante.
In questa chiave che ho visto e sentito e vissuto il concerto dei Sonic.
Ed inoltre questo concerto aveva la peculiarità di presentare un album intero, ritenuto da molti il migliore del gruppo. Centinaia di persone si erano quindi recate in un posto sicure di sentire quello che volevano sentire e avevano aspettato ogni canzone e ogni nota colmi di ammirazione, sentendosi tutti parte della stessa cosa.
Le mie aspettative erano molto grandi, dopo aver litigato con il mio giovane amico sonico a causa di Daydream Nation.
Io andavo a questo concerto per capire, essenzialmente.
E credo di aver capito perfettamente.
Senza tanti inutili preamboli i Sonic Youth si sono presentati sul palco e hanno cominciato con Teenage Riot, canzone che non ho mai avuto problemi a definire bellissima, con le sue chitarre che annuiscono.
Ero a circa tre o quattro metri dal palco, all’inizio del concerto, proprio davanti a Kim Gordon.
La tranquillità della prima canzone mi ha giovato, perché ho una particolare adorazione per i concerti calmi e tranquilli, dove l’unica cosa che si fa è ascoltare.
E fu per questo che inizialmente pensai “Purtroppo” quando alla seconda canzone il pogo si rivelò crudele e devastante.
Ma decisi che era il caso di non tirarsela e di buttarsi nella mischia. E non andò per niente male.
A questo punto i ricordi diventano piuttosto confusi e cronologicamente spezzettati.
So che ad un certo punto mi sono ritrovata una testa spiaccicata sulla bocca, che ero in quinta fila e riuscivo comunque a toccare la transenna. Ricordo di aver perso e ritrovato i miei amici una quindicina di volte, di essermi girata e aver trovato lo zaino completamente aperto e di aver constatato preoccupata che l’iPod e il portafoglio erano beati al loro posto e l’unica cosa che mancava, perché in quel momento era l’unica cosa di valore, era la bottiglietta di acqua naturale, di aver toccato Marre chiedendogli “Ma è tutta roba tua quella che hai addosso?” e di aver ritirato la mano schifata, dopo la sua risposta affermativa, di aver elemosinato dell’acqua ghiacciata ad una ragazza di nome Laura, di non aver mai desiderato così tanto una birra fredda, di aver assistito un po’ sconvolta alla malvagia crudeltà di chi afferrava la gente e la buttava nel mezzo del pogo, e di aver provato tanta tristezza per una ragazza piccolina e carina in prima fila, con lo sguardo vacuo.
La mia sessualità ha mutato orientamento numerose volte a seconda della direzione del mio sguardo (mi sono quindi innamorata: di una gonna di pailette, di una grancassa dipinta, di una chitarra delicatamente strusciata sull’impalcatura, di una testa ricoperta di capelli bianchi, di vari amplificatori Marshall dipinti con le tempere).
E mi stupii di come da quello che avevo precedentemente considerato caos potesse nascere cotanta meraviglia.
Lo stato di trance fu accentuato dal fatto che non era faticoso reggersi in piedi perché c’erano altri corpi che mi sostenevano (e io sostenevo loro, ovviamente, e quindi era un sostegno reciproco).
Quello che devo a questo concerto è di aver fatto diventare Daydream Nation parte di me. Non era nulla, prima. Era un disco che avevo ascoltato troppe volte, troppo poco attentamente in momenti troppo lontani tra di loro.
Invece a Ferrara l’ho ascoltato e vissuto tutto, e oltre a melodie e dissonanze che si rincorrono per me, ora, Daydream Nation è anche tutte quelle cose che ho elencato prima, ed è anche “i Sonic”. È Kim Gordon con la sua sensualità sudaticcia e gli altri con la loro eleganza disordinata. E quella chitarra che accarezza l’impalcatura è stata commozione massima, e l’inizio basso e scavante, saltellante e crescente di PlayTotal Trash mi ha fatto un buco nel cuore. Ha scavato più in fondo di PlayDeeper Into Movies.
E quella dopo il concerto è stata la migliore birra che io abbia mai bevuto.

p.s.: quello che non ho capito, di questo concerto, è stato il gruppo spalla (My Cat Is an Alien). Ancora non riesco a capire se mi abbia infastidito di più il fischio finale o il fatto che loro avessero un rullino dentro la loro polaroid, e io no. O forse il fatto che la mia batteria ha solo un Crash e loro ne hanno martoriati due, che sono stati usati come un’arma da tartarughe ninja.

p.p.s.: nella sala prove degli Acido Pastello (e dei Camera Stilo) comparirà presto un simpatico ricordo di questo concerto: una scarpa col tacco rinvenuta in Piazza Castello in mezzo a lattine e bicchieri di plastica.
Mi dispiace per la Cenerentola della situazione, ma forse la prossima volta indosserà calzature più adatte.

Lo stesso post su last. fm, qui.
Ed inoltre post su Veronablog.

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