La route du Rock
Scritto da verdeanita il agosto 19th, 2009 | 2 comments

Facciamo che nel narrarvi della Route du Rock non vi tedierò con le gesta relative alla mai-avvenuta prenotazione del biglietto d’andata e relativa lettera di lamentele che presto spedirò a trenitalia, ma comincerò innanzitutto ringraziando la stronza che mi ha rubato il beauty alla stazione di Nantes.
Ti auguro una vita piena di innumerevoli fastidi, stupida donna. Che sei indubbiamente idiota perchè cosa cazzo mi freghi la borsa che ho candidamente poggiato sul lavandino? Cosa pensi che ci sia dentro? Soldi e gioielli? E la lasciavo lì sul lavandino secondo te?
Ti auguro di non riuscire a lavarti i denti per trentasei ore, ti auguro di doverti ricomprare spazzolini e saponi, ti auguro di avere il mal di testa poco prima di un concerto dei My Bloody Valentine, che poi grazie a dio mi è passato, e non avere l’Oki che ti eri portata apposta, ti auguro di giungere in prossimità del tuo ciclo mestruale senza antidolorifici. E ti auguro di non scoprire mai le gioie della mooncup.
Così, liquidate le cose negative posso condividere, con il mio vocabolario povero di termini adatti a descrivere eventi musicali, le seguenti cose:
[14 agosto] Crystal Stilts. Che abbiamo sentito in lontananza, uffa. Ma in fondo quanto ti ricapita di ballare "Love is a Wave" in coda? Mai, perchè preferirei farlo sotto il palco. Deerhunter. bellini Tortoise. me li immaginavo con strutture molto più rigide, e soprattutto molto più pesi con le loro due batterie, invece sono riusciti a scatenare tutta la loro vena etnica. Peccato fossi un po’ stanca. My Bloody Valentine. il caso curioso, oppure la prova che tutto ha un senso. A me è piaciuto tantissimo, ai miei accompagnatori no. Solo che loro erano venuti lì per questo e io li avevo sempre detestati.  A Place to bury strangers. nanne. Snowman. nanne. [dopo 32 ore di treno queste nanne non vi sembreranno tante]
[15 agosto] St. Vincent. molto intensa. Avrei dovuto ascoltare di più il cd, perchè sicuramente, essendo da sola, ha cambianto molto gli arrangiamenti. Papercuts. bellini, vedi Deerhunter. Camera Obscura. bravi, e sicuramente più generosi avvolti dal freddo bretone che tra le birre e i punk di Piazza Verdi. Temevo di accusare problemi di glicemia, invece hanno bilanciato bene i pezzi, e alla fine si sono concessi un finale un po’ rock. Forse, ora che ci penso, potevano anche suonare più pezzi dai primi album. Bu. The Kills. Ero convinta che sarebbe stato il concerto più divertente. Invece non solo non mi avete fatto divertire, non solo mi avete annoiata, non solo mi avete infastidita, ma avete anche deciso di finire con una cover dei Creedence. Ora vi odio. Peaches. Disgustosa in senso buono. Il mio nuovo idolo lesbico. Peccato, di nuovo, per la stanchezza. Altrimenti sarei corsa sotto il palco a ballare e a togliermi la maglietta. Four Tet. Che ci ha messo una vita a cominciare. La prima mezz’ora è stata bruttina, dopodichè ha sparato in fila tre pezzi adorabili e io ero contenta, tanto che ho riposto gli ottomila maglioni di lana nello zaino e ho ballato come una stupida fino alla fine.
[16 agosto] Bill Callahan. Vocione. E’ tutto quello che mi ricordo. Ero troppo impegnata a rubare le torte al banchettaro stronzo. Con tutti i tè che ti abbiamo comprato. Andrew Bird. Stupendo. Di pomeriggio con il freschino che arrivava era il classico concerto beato che mi aspettavo di sentire alla Route. E molto, molto intenso anche lui. Io cantavo, ondeggiavo, saltellavo. Fischiettare no, perchè non ci riesco. Però adesso lo amo. Dominique A. Sui dischi di Yann Tiersen me lo ricordavo più carino. Invece aveva una drum machine grezza come poche. E cantare in francese è ufficialmente una cosa orribile. Grizzly Bear. Perchè per me degli Animal Collective non hanno un tubo. Mi ricordavano di più i Calexico. O anche i Fleet Foxes. Adorabili. Simian Mobile Disco: nanne Autokratz: nanne
E non dimentichiamoci i tappi per le orecchie, the pains of the period, il tè caldo a ferragosto, la serie di festival a tema "band inutili", "accoppiata uomo oggetto, donna isterica", 99 Luftballons e Woodstock, il freddo freddissimo, le baguette e soprattutto il pranzo con la baguette piena di marmellata di fragole, lo spazio meglio utlizzato di tutto lo zaino, ossia fornellino e moka, il waffle probabilmente ricoperto di zucchero e cocaina, perchè altrimenti non si spiega la dissoluzione della stanchezza tra Peaches e Four Tet, e tante altre cose.
Grazie a Michele, Margherita e Luca.
[Nella foto: il bagno che faremo la prossima volta, dal flickr di keipoth]

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Belle basi.
Scritto da verdeanita il settembre 5th, 2008 | 2 comments

Questo post è pieno di errori grammaticali perché sono stanchissima. Abbiate pietà. Domani c’è il quarto (e ultimo) round del Lou Fai Summer Festival.

Quella era la sera delle Breeders, nonché il primo giorno del primo festival della mia vita.
Mi avevano appena sottratto la macchina fotografica e non ne capivo il motivo visto che me l’avevano detto in francese.
Stavo curiosando per il Forte Saint Pere cercando di capire il sistema di somministrazione delle bevande (funzionava come alla Lou Fai: dovevi avere il bicchiere) e stavo pensando ai due concerti che mi ero persa. I Fuck Butttons e i Dodos.
Sul palco aveva appena finito il primo gruppo e stavano sistemando per il secondo. Ancora non facevo caso all’estrema precisione del programma. Se c’era scritto 19.15 voleva infatti dire che il concerto sarebbe cominciato alle 19.15.
Decisi di prendere confidenza con i bagni chimici e quando sentii un po’ di musichetta corsi senza fretta sotto il palco. Infatti non c’era moltissima gente e quella che c’era non si pressava sulle transenne come avviene di solito ai concerti di questa portata. Era sì il primo giorno, ma anche con i concerti più grossi la situazione sarebbe rimasta la stessa.
Notai, guardandomi intorno, che praticamente tutti assistevano al concerto con dei tappi gialli infilati nelle orecchie. Questo è il mistero principale che mi sono portata a casa dalla Route du Rock.
Il secondo mistero, di minore entità, è la comprensione piena del primo gruppo che suonò sul palco del Forte.
La prima impressione fu pessima. Erano in tre. Il bassista era un uomo cupo, coperto fa una felpa grigia col cappuccio che gettava ombra sulle sue espressioni facciali. Il batterista aveva una spirale di metallo appesa sopra il suo strumento e a questa spirale erano appesi numerosi aggeggi metallici. Piatti da portata e cacciaviti.
Lei, la cantante, dava l’impressione di essere incapace e di voler attirare l’attenzione solo grazie al suo spetto fisico. Aveva un vestito mezzo nero e mezzo blu, la faccia mezza bianca, un ciuffo di piume blu elettrico tra i capelli e una piccola e palesemente inutile borsetta di pelle nera.
La prima canzone, se non ricordo male, fu "Playground houstle" e il mio primo e crudele commento fu "Belle basi.".
Il resto del concerto contrastò pienamente con queste prime impressioni.
Mi ritrovai a ballare in modo grezzo come ad ascoltare rapita le canzoni più dolci. Lei non era per niente incapace. Anzi. Era brava a cantare e ad andare avanti indietro per il palco con energia rara e era talmente sicura della sua presenza scenica da causarti qualche scompenso quando ti accorgevi che la chitarra era scomparsa e poi, toh, era ricomparsa, prelevata e riconsegnata da un omino fedele che correva sul palco ad ogni suo cenno. E mi pareva anche brava a suonare. Non ricordo molto del bassista dalla felpa cupa e del batterista avvolto nel metallo. In fondo era lei a reggere tutto il concerto.
Dopo ogni canzone pensavo "Ancora. Ancora. Ancora." Purtroppo, dopo aver visto esaudite le mie invocazioni per un paio di canzoni, il gruppo fu invitato a sgombrare per tener fede ai ferrei orari del programma.
Cercai di reperire qualche informazione dai volantini dispersi nell’area del festival (che erano scritti solo in francese).
I The Dø sembravano tre ma in realtà erano solo due. Lui era francese e lei finlandese. Lui era il bassista dalla felpa cupa.
Trovai il loro nume su molti volantini appesi qua e là tra il campeggio e il Forte. Quando però facevo il loro nome ai francesi in possesso di qualche rudimento di idioma italico loro non si mostravano particolarmente colpiti.
Tornata a casa ne capii il motivo.
Il loro disco si chiama "A Mouthful", è uscito quest’anno ed oggettivamente è un disco molto carino. A me pare addirittura bello perché mi ricorda il concerto e perché è abbastanza vario. Sul loro myspace riportano influenze arcaiche che adoro (tipo Jimi Hendrix, Frank Zappa) e che colgo in modo indefinito.
Il problema di questo disco è che non contiene neanche la metà dell’energia che mi hanno trasmesso dal palco.
Aspetto quindi con ansia un altro loro concertino.
Ho fatto un rapido giro tra i blog musicali che leggo me di loro non parla nessuno.
Sul loro myspace ci sono date in città fredde e francofone, a parte qualche eccezione.
Paiono snobbarci, insomma. Come noi snobbiamo loro, d’altronde.
Riporto quindi l’unica data interessante per qualche lettore di questo blog.
13 dicembre 2008 – XXX – Istanbul (io mi starò consolando con i dolci di S. Lucia)

On My Shoulder – The Dø

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