nastrone per schiantarsi in bicicletta.
Scritto da verdeanita il febbraio 5th, 2010 | 3 comments

Non è molto originale ma non voleva neanche esserlo. Va bene per tornare a casa sabatosera, dopo Interzona, che sarà piena di gruppi pesi e bella gente, con le orecchie scoppiate e con quattro gin tonic in corpo, per essere sicuri che un eventuale incidente abbia almeno la degna colonna sonora.
Sono canzoni fumose per pedalare veloci e ubriachi, urlare e andare a schiantarsi contro un tir senza sentire nulla. Michele Adami ne sa qualcosa.

nastrone per schiantarsi in bicicletta
1 Carry the Zero – Built to Spill
2. And the Hazy Sea – Cymbals Eat Guitars
3. No Cars Go – Arcade Fire
4. Deeper Into Movies – Yo La Tengo
(situata strategicamente dopo un po’, quando la bici dovrebbe essere ormai in viale Piave, che è il posto più probabile dove schiantarsi, poichè è sicuramente la miglior canzone per schiantarsi in bicicletta)
5. Mr. November – The National
6. Ibi Dreams of Pavement (A Better Day) – Broken Social Scene
7. Flux = Rad – Pavement
8. Hard Rain – Shout Out Louds
9. Hljòmalind – Sigur Ros
10. Hallucinations – The Raveonettes
11. Naomi – Neutral Milk Hotel  
(per scaricare cliccare sulla copertina. foto scattata da me con un cellulare in un lontano duemilaesei o duemilaecinque)

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Il capodanno solido e la sbronza indie.
Scritto da verdeanita il gennaio 4th, 2009 | 5 comments

Non ho ricordi di così tanta neve su Verona. Anche se so per certo che ne è caduta anche di più.
[Come non ho ricordi dell’Adige particolarmente gonfio, anche se so che spesso l’acqua ha rotto gli argini e, in certi punti della città, arrivava alla mia testa. E come non ho ricordi di ponti distrutti e di acqua fangosa che ci passa sotto.]
Mi ha tolto il fiato, mi ha tolto le parole, tutto questo bianco.
Ho fatto una lunga passeggiata, il primo giorno dell’anno, attraversando questa città imbiancata.
Croc-croc facevano le mie scarpe che calpestavano la neve, che si bagnavano, che facevano entrare acqua che mi ghiacciava i piedi.
Da casa mia a casa di Alex, che abita dall’altra parte della città, poi un tè caldo, dolci turchi, e sono tornata.
All’andata siamo passati davanti al chiostro senza alberi. Era da mesi che non passavo davanti al mio liceo. Più o meno da quando tutti hanno cominciato a partire.
Della notte di capodanno ho ricordi abbastanza precisi, tranne un buco di circa un ora.
Mi dicono, perché io non ricordo praticamente nulla, che non sembravo ubriaca ed ero buffa.
Pare (pare) che io abbia preparato il caffè cantando “Range life” stonando senza preoccupazioni.
Pare (pare) che alla vista del caffè io abbia cominciato a urlare “Leo, è questo che siamo? Leo, ma questo è caffè?”.
Pare (pare) che io abbia fatto fare una foto a Michele con la mia Holga e che lui mi abbia detto “Gira la rotellina” e io abbia risposto “Sì, sì, ora lo faccio.”.
Inoltre la mattina dopo ero un po’ offesa, perché credevo che tutti se ne fossero andati senza salutarmi.
Invece pare (pare) che la gente mi abbia salutato, prima di uscire dalla porta.
Addirittura Michele sostiene che io l’abbia abbracciato chiedendogli “Miqui, have you ever been all messed up?” e lui abbia risposto “Sì, Anita, certo.”
Giuro che di tutto questo ho solo ricordi sfocati.
So però che è stato un capodanno solido, dopo innumerevoli giorni passati a definirmi liquida.
Mi accorgo, se rileggo il comodo file denominato “asfalto” che contiene date e avvenimenti salienti, di aver fatto moltissime cose in questi mesi.
Ho conosciuto tante persone, mi sono semi-ubriacata con gente che conoscevo appena (ma sono sempre state semi-sbronze molto divertenti), ho preso un sacco di treni senza sapere cosa mi aspettava dall’altra parte e senza provare ad immaginarlo, ma prendendomi tutto quello che dall’altra parte c’era, ho passeggiato di sera per città non mie, ho preso per la prima volta la metropolitana da sola, anche se dirlo a 21 anni sembra una cosa un po’ stupida, e ho dormito sulle panchine di una stazione ma anche in case bellissime in mezzo alla campagna.
I legami che ho stretto, o creato, in queste occasioni, erano liquidi nel senso che avevano la forma che volevo, nel senso che non erano duraturi o non chiedevano di esserlo.
Non sapevo se tutto questo fosse una cosa positiva o negativa. Perché io stavo bene, e sto bene, ma mi chiedevo “Sì, ma cosa ne rimane? E soprattutto, appunto perché eri in città non tue, con persone che non conoscevi, eri te?”.
Tutto è diventato solido in due piccoli momenti.
Quando sono salita in mansarda e ho trovato Alex, il mio amico del liceo che ora abita su un’isoletta chiamata Manhattan, che mostrava video di Patsy Cline a Irene, la mia compagna di università, sbronze e dormite in stazione, e quando sono arrivati Margherita e Luca e io ho ritenuto opportuno presentargli gli altri ospiti e le prime persone che mi sono capitare a tiro erano Michele e Irene e ho detto “Ah, ma voi già vi conoscete”. [Alla Casetta, al concerto dei Built to Spill, a Internazionale a Ferrara]
Allora, forse, non ho fatto cose troppo scollegate tra di loro, se poi le persone si ritrovano negli stessi posti.
Allora, forse, non mi comporto diversamente a seconda dei luoghi, se poi i miei amici, che tra di loro non si conoscono, si parlano e non sono strani da guardare, uno di fianco all’altro, a ballare nel mio salotto, o a bere caffè nella cucina di una casa vera.
Oggi avrei avuto la possibilità di rendere tutto ancora più solido. Sarebbero bastati un paio di treni, tra cui quello dell’1.41 Ferrara-Bologna.
Ma non ho voglia di muovermi. Per un po’ voglio stare ferma, qui, proprio dove mi trovo.

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Io vado a Monaco.
Scritto da verdeanita il dicembre 24th, 2008 | 12 comments

Volevo raccontarveli per bene. Metterici le copertine di fianco e creare una storiella per ogni disco e ogni concerto. Poi ho pensato che non ci riesco. E soprattutto che alcune sono storie belle ma altre sono storie tristi, quindi non ne vale proprio la pena.
Domani devo fare un sacco di cose, tra cui una valigia e sistemare l’organizzazione di due festicciole.
Me ne vado a letto ascoltando i Ladytron, dopo la pizza con i miei compagni delle elementari che non vededevo da 11 anni, e tra le due cose non c’è collegamento.

Dischi
1. Hold on now, youngster! e We are beautiful, we are doomed – Los Campesinos!
2. The Devil, You + Me – The Notwist
3. Fake p – Fake p
4. Vampire Weekend – Vampire Weekend
5. Istant Coffee Baby – The Wave Pictures
6. Old Growth – Dead Meadow
7. Mountain Battles – The Breeders
8. Here Comes the Wind – Envelopes
9. Our Ill Wills – Shout Out Louds (non sto barando del tutto)
10. Canzoni da spiaggia deturpata – Le Luci della Centrale Elettrica

Concerti
1. The Notwist (Route du Rock, St. Malò)
2. Built to Spill (Interzona, Verona)
3. Los Campesinos! (Covo, Bologna)
4. Dead Meadow (Kroen, Verona)
5. A Silver Mt. Zion (Covo, Bologna)

Delusioni
Cannonball dal vivo, il concerto dei No Age dopo il disco dei No Age, il concerto di Why? al Locomotiv.

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