Überblick
Scritto da verdeanita il novembre 3rd, 2012 | 1 comment

A volte vorrei essere una di quelle blogger che pubblicano un post ogni due giorni, pieni di foto e piccoli appunti di giornate che poi nessuno capisce ma che in qualche modo sono suggestivi. Tanto non è che scrivendo una volta al mese la gente riesca a tenere il filo della mia vita. Anche scrivendo post chilometrici e noiosi il succo delle mie parole rimane un incasinato e grazioso marasma di cose incomprensibili.

Non so mai da dove partire. Potrei anche partire da quella sera che ero al Laika a Belgrado e pensavo: “Una delle poche cose che mi salva dalla tristezza di dover lasciare questa città è sapere che tra poco sarò di nuovo allo Schokoladen!”

Ieri sera sono tornata nel mio posto preferito, e ci sono stata con Giulio, che rimarrà qui per un anno (yeah!). Sono entrata e ho abbracciato e salutato tutti quelli che incontravo. Ho cercato di pagare la mia Astra con la mia solita monetina da due euro ma ho scoperto che è aumentata di venti centesimi. Mi hanno chiesto se ero solamente in visita e ho rassicurato che sono tornata sul serio. Mi hanno domandato se ero contenta di essere tornata e ho risposto: “Allo Schokoladen? Sì. A Berlino? Ancora non so”.

Prima di andarmene da Berlino avevo conosciuto meglio molte delle persone che incontravo spesso ai concerti. Ogni città ha la sua “scena” musicale. Berlino è talmente grande che probabilmente di scene ne ha moltissime. Quella che ho conosciuto io la chiameremo “la scena anti-folk di Berlino”. Come in ogni scena, tutti si conoscono fra di loro e tutti vanno ai concerti dei loro amici e tutti conoscono un sacco di gente anche al di là dell’oceano, e quando questi amici sono in città i concerti diventano una piccola festa, e così è stato anche ieri sera, con Phoebe Kreutz che suonava la prima data del tour in Germania e io che ci andavo un po’ per tornare allo Schokoladen ma soprattutto perché di lei avevo sentito parlare per tutta l’estate.

Con il cantautorato o con gli artisti solisti ho sempre avuto dei problemi. Sarà perché trovo il cantato in italiano noiosissimo nella maggior parte dei casi e perché, non sapendo l’inglese, in passato avevo sempre prestato molta più attenzione alla musica che alle parole. E molto spesso, anche allo Schokoladen, ho sempre fatto lo stesso errore. Da questa estate ho cercato di stare attenta anche alle parole. Confesso che ancora mi aiutano moltissimo le frasi introduttive, quando qualcuno dice: “Ed è successo questo e questo e quindi io ho scritto questa canzone”. Mi piace pensare ad una situazione, ad un pensiero, ad un concetto, che poi qualcuno è talmente bravo da condensare in una canzone, in un paio di strofe in cui tutto assume un senso più chiaro, come se fosse uno schema, una cosa che ti dà un Überblick su una sensazione.

La canzone che mi è piaciuta di più è stata la seconda, che sicuramente non troverei da nessuna parte, perché l’ha scritta questa estate, quando ha perso un amico che era amico di molte delle persone che ho conosciuto questa estate e di cui ho sentito parlare moltissimo. E nonostante la difficoltà di parlare di una cosa così triste, la canzone non era triste affatto e diceva qualcosa sul fatto che era strano che se ne fosse andato così presto, perché questo ragazzo non era certo il tipo da lasciare una festa all’inizio, ma che a volte quando si annoiava spariva, e quindi magari se n’era solo andato un attimo e sarebbe probabilmente tornato più tardi. E poi ha cantato di altre cose, intrise di allegra nostalgia .

Ho pensato a tutte le storie noiose che racconto e che ripeto fino allo sfinimento, a cui la gente spesso risponde: “Sì, Anita, me l’hai già raccontato!”. E ho pensato che mi piacerebbe racchiuderle in qualcosa di circoscritto e orecchiabile o bello da vedere, come una canzone o un quadro o qualcosa del genere. Ma poiché non possiedo questo talento, credo che continuerò a tenermi il mio pezzo di internet per continuare ad annoiare.

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