Piazza Dante
Scritto da verdeanita il maggio 29th, 2009 | 3 comments

La cosa è semplice. Noi ragazzi di Verona, dopo un’ordinanza palesemente idiota, mirata di fatto a impedire dei semplicissimi ritrovi in una piazza, ce ne siamo fregati e abbiamo continuato a fare quello che abbiamo sempre fatto.
Così, mercoledì scorso, in Piazza Dante, dove stava accadendo quello che è normale accada in una piazza, sono arrivate volanti e poliziotti in tenuta anti-sommossa. E parecchi anche.
Anche se ci fossimo fermati a questo sarebbe stato comunque grave, ma pare che un paio di ragazzi siano finiti in questura, perchè stavano suonando una chitarra.
Nei video non si vedono manganelli, è vero. Ma la piazza piena di polizia, questa sì, si vede eccome.

Gentile, ma poi mica tanto, sindaco Tosi,
si vergogni.
Sono profondamente indignata, spaventata e piena di rabbia per quello che sta facendo alla nostra città.
Non mi addentrerò in particolari e profonde riflessioni, che sarebbero inutili, visto che da sempre i vostri provvedimenti denotano la lungimiranza di una pecora. Una lungimiranza che va da oggi alle prossime elezioni amministrative, nel senso che sono ideati per mantenere il consenso nel veronese medio (anziano, cattolico, democristiano quando non leghista e razzista) e non certo per risolvere i reali problemi.
In particolare l’ultimo. Quello che vieta a tutti di suonare in ogni spazio pubblico dalle 22 alle 8.
La motivazione da lei espressa sull’Arena è che noi ragazzi di Piazza Dante, con i nostri bonghi, disturbavamo la signora che abitava nelle vicinanze.
Mi dispiace per la suddetta signora, costretta ad alzarsi alle cinque del mattino.
Ma ci pensi bene, anche se forse è un pensiero troppo elevato. Secondo lei davvero i giovani di Piazza Dante si ritrovano il mercoledì sera solo per far casino? Davvero il loro intento è non far dormire i residenti?
O semplicemente non hanno un posto dove andare la sera? Perchè in centro non ci sono più cinema, perchè i locali non offrono nulla di più di una semplice birra, anche costosa peraltro, perchè i trasporti finiscono alle otto di sera e i serali alle undici e mezza?
Come ci volete? A casa? A casa a guardare canale cinque?
Ci troviamo lì, da circa un anno ormai. Suoniamo, parliamo, incontriamo gente, coloriamo con i gessetti colorati per terra (nessun problema di pulizia, sig. Sindaco, se ne vanno via con la prima pioggia, sempre che lei non voglia vietare anche quella), usiamo clave e palline, beviamo vino (Valpolicella, niente di esotico) e fino a mercoledì non era mai successo nulla. Intendendo con nulla, nessuna rissa, nessun disordine, nessun pestaggio. Perchè di cose, belle, fortunatamente in piazza Dante ne succedono.
Lei, a reprimere tutto questo, ha spedito volanti eccessivamente rumorose e poliziotti con caschi anti sommossa.
Il disordine, sig. Sindaco, l’ha creato lei.
La violenza, l’ha fatta nascere lei.
Ci troviamo lì da circa un anno, dicevo. E può star certo che non saranno queste ridicole e immotivate repressioni a fermarci.
E mi duole usare questo "fermarci" come si trattasse di una rivoluzione, quando di rivoluzionario, il mercoledì di Piazza Dante, non ha nulla.
Come mi è stato detto in questi giorni, le rigiro: "Il degrado non esiste. Viene denominato degrado ciò che è il risultato più ovvio per chi non fa nulla per opporsi alla desertificazione della città con assurde politiche neo-securitarie, invece che investire nella gestione armonica delle relazioni tra residenti temporanei e stabili, e tentare di attutire con politiche in prospettiva il naturale impatto generato dalla convivenza di differenti stili di vita."
Voi e la vostra stupida sicurezza, il vostro stupido decoro.
Lo sa che mia madre, quando mi chiede se non ho paura di girare a piedi da sola la sera, si sente rispondere che no, non ho paura. Per il semplice fatto che in giro non c’è NESSUNO. Nessun violentatore, rapinatore. Al massimo qualche ragazzo (veronese) sbronzo o qualche fascista.
La sicurezza non è una città deserta. E’ una città viva.
E lei la sta solo uccidendo.
Ancora, si vergogni.
Ma tanto.
Anita Richelli

Sì, alla fine sono sbottata, e in questa manciata di parole c’è solo una minima parte delle cose che ultimamente mi fanno rabbrividire. In cui si ritrovano, tra le altre, la chiusura del Sesto Senso, la mia università, dove ora per prendere le merendine alle macchinette devi farti identificare con il numero di matricola, dove c’è un magnifico giardino che è rimasto chiuso per una settimana perchè si era rotto il cancello con apertura tramite identificazione di tesserino univeristario (anche qui, pensiero troppo elevato, ma lasciarlo semplicemente aperto?), le cariche in piazza Verdi per chi sta per terra a bere la birra, chi perde fiducia nelle librerie, chi vede i proprio amici cambiare completamente (a me è successo in seconda liceo, e qualcuno si ricorderà sicuramente la mia disperazione, ma soprattutto delusione) ma anche chi si chiede come farà a mantenere un tasso alcolico di zero. E soprattutto che senso abbia.

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