The Kids Are Allright
Scritto da verdeanita il giugno 12th, 2007 | 4 comments

I concerti nei posti immensi hanno la pretesa di essere perfetti. Impianto perfetto, luci perfette, immagini perfette, strumenti costosi accordati perfettamente e voci che devono cantare perfettamente.
I concerti nei posti immensi hanno spesso un costo spropositato, c’è la sicurezza ad ogni porta e se ti arrampichi sulle ringhiere o fai qualche gesto euforico ti risbattono subito al tuo posto.
Una volta i concerti avevano pretese molto minori, probabilmente gli impianti erano "da battaglia" così come gli strumenti. Infatti erano talmente da battaglia che un giorno capitò che un chitarrista ebbe la geniale idea di distruggere la chitarra contro un amplificatore. Ma questa è un’altra storia.
Oggi gli Who sono rimasti in due e sono due vecchietti arzilli, diciamola così. Pete è riconoscibile per via del nasone e Roger non lo so se è riconoscibile.
La mia testa era proiettata al concerto si ieri sera come ad un concerto di un gruppo di oggi, un gruppo che aveva dimenticato quello che era una volta. Mi aspettavo quindi un concerto senza sbavature, realizzato in una logica molto "da casa discografica" del tipo "facciamo sentire tutti i pezzi del nuovo cd e poi magari qualcos’altro, tipo Baba o’riley, così, per dare un contentino".
La mia più grande paura era che cominciassero con Fragments. Canzone carina, certo, ma che ti illude troppo, perchè sembra Baba o’Riley, la versione stanca di Baba o’Riley. Molti dei presenti in Arena probabilmente non si erano preoccupati di comprare l’ultimo cd. L’Arena sarebbe esplosa in un boato esaltato per poi sbrofondare in un silenzio incuriosito e infastidido. E deluso.
Invece no, gli Who cominciarono con I Can’t Explain, e le mie paure si dissolsero. Cantai e ballai gioisamente le prime quattro canzoni, ringraziando la pioggia che mi rinfrescava delicatamente. E urlavo convinta "Distruggila Pete! Distruggila", sicura che tanto non l’avrebbe fatto. Aspettavo con ansia ogni canzone, sapendo che certe le avrebbero fatte di certo, e io non vedevo l’ora. Invece la pioggia delicata si trasformò in una bufera. E tutta l’Arena si svuotò. Io aprii il mio ombrello colorato, che coprì anche molti dei giovani rockettari di fianco a me, e rimasi pazientemente al mio posto, urlando "No Rain, No Rain", come la stessa innocente speranza di chi l’aveva urlato prima di me.
Il concerto si interruppe per un’ora. Poi, ricominciò, e sembrò ricominciare bene, con una canzone splendida come Behind Blue Eyes.
La voce di Roger però se ne era andata a causa dell’umidità. Interruppe la canzone a metà e se ne uscì dal palco sconsolato e credo molto imbarazzato. Fu Pete a dirci che a causa della voce di Roger non avrebbero potuto proseguire il concerto.
A questo punto avrei potuto fare come la maggior parte dei miei vicini: bestemmiare, imprecare, insultare pesantemente gli Who, richiedere indietro i miei soldi o maledirli perchè mi avevano fatto perdere una giornata di studio/lavoro. Intorno a me sentivo tutto questo e mi sentivo triste.
Perchè io non ce la facevo. Fino a quel momento avevano suonato bene, avevano spaccato, come si dice. Mi avevano emozionato e mi erano parsi dei grandi. Sì, per me erano ancora dei grandi. Una voce che si abbassa non è una cosa per insultare un cantante. E’ ovvio che non se la senta di cantare se il suo strumento viene a mancare. Come suonare con una chitarra senza un paio di corde, con un basso scordato, con una batteria senza piatti. Si può fare, certo, ma non è la stessa cosa. Una voce che si abbassa è solo il segno che il tempo è passato. Too old to rock’n’roll, too young to die, ha detto qualcuno.
I soldi che avevo speso per il biglietto erano tanti, ok. Forse erano pure tantissimi. Però non riuscivo ad odiarli per questo. E’ difficile parlare di musica, è difficile decriverla a parole. Sono linguaggi così diversi, come si può darle adirittura un prezzo?
Pensavo, ed era molto idealistico farlo, ma in fondo era anche vero, che gli Who appartenevano ad un altro tempo. E che in quel tempo la gente non si sarebbe preoccupata dei soldi del biglietto, del lavoro, del biglietto del treno. Probabilmente avrebbe accettato la cosa, perchè i soldi e tutte le preoccupazioni non facevano parte di quella musica.
Dopo un bel po’ di tempo, e un bel po’ di movimento dietro al palco, il gruppo torno fuori.
Ora accaddero un paio di cose, che magari qualcuno ha interpretato male, ma che io, piena della mia bontà musicale non sono riuscita a fare.
Accadde che gli Who regalarono un’oretta scarsa di concerto, in cui Roger canto per quel che poteva, cacciando urletti con la sua voce rauca che fecero impazzire l’Arena intera. E capitò anche che, probabilmente perchè la voce era quella che era e non avrebbe potuto durare ancora molto, infilarono uno dopo l’altro tutti i loro brani più grandiosi. Uno dopo l’altro, senza sosta. Qualcuno potrebbe dire "ma sì, ci hanno dato il contentino, ci hanno fatto sentire quello che volevamo sentire per farci tornare a casa tutti contenti".
No, loro hanno cercato di dare il meglio, con i loro mezzi. E’ stato un concerto ben lontano dalla perfezione sonora, è stato un concerto di quelli che ti emozionano veramente non solo per le canzoni che suonano, ma anche per chi le suona e per come le suona. Con l’anima, col la forza di qualcuno che vuole dare un senso a quello che sta facendo. Ero in delirio.
Di fianco a me, i giovincelli rockettari. Esaltati più di me, poichè quello era il loro vero primo concerto. Uno di loro mi prese pure sulle spalle, durante Baba O’Riley. Fantastico.
Quando dicevo di ascoltare i Led Zeppelin, i vecchiardi mi guardavano con stupore e sospetto, increduli davanti a qualcuno che poteva apprezzare una musica così vecchia.
Invece queste persone continuano a nascere, anche se i tempi sono cambiati e uno spirito come quello di ieri sera difficilmente lo ritroveremo.
Però, lo possiamo proprio dire. I bambini stanno bene.

Articolo pubblicato anche qui e qui.

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Comments (4)

  1. utente anonimo ha detto:

    Aspetto il loro “Live in Geriatrico”.

    Michele.

  2. utente anonimo ha detto:

    Bellissimo post.

    Pao/Freakshow

  3. utente anonimo ha detto:

    Ma lo sapevi che Pete Townshend ha un blog ?

    Secondo me, ieri sera all’ARTsenale, su uno di quegli strani sacchi-sedia con in mano un bicchiere con una lattina di tè dentro eri tu. Anche se i pan di stelle mancavano.

    alb&liebe

  4. verdeanita ha detto:

    affermativo a entrambe le cose.

    tè alla pesca rulez.

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