Scritto da anita51 il giugno 20th, 2005 | 2 comments
notizie ansa
Forse il nome di questo luogo che raccoglie lo sbrilluccichio della mia vita da mesi e mesi presto non avrà senso alcuno.
A volte mi chiedo se qualcuno sa cos’è una camera oscura, se qualcuno sa cos’è quell’immagine che da qualche giorno introduce i miei post.
è una bottiglietta piena di quelle schifezze che uso per sviluppare le foto.
Ma presto forse non servirà più. Butterò via quel macchinario assurdo che ho nell’altra stanza, quel bagnetto di servizio tornerà un semplice bagnetto di servizio e non sarà più la mia camera oscura.
Da dove escono le immagini della mia vita, in mezzo all’odore malsano degli acidi.
Perché, ragazzi, il bianco e nero sta morendo.
Il progresso lo sta uccidendo.
Odio queste cose.
Ho un rapporto di odioamore con la tecnologia.
Mi chiedo quando i geniacci della stanza dei bottoni capiranno che stanno creando un mondo freddo. Dove le immagini non sono un miscelarsi di colori ma solo pixel e pixel.
Quando capiranno che è più emozionante ascoltare il fruscio di un vinile piuttosto che il suono eternamente perfetto di un dischetto di plastica.
 
[Inoltre doveroso è informarvi, oh popolo splinderiano, che la vostra blogger fu promossa, ebbene sì, e che si recò sabato nel chiostro verdeggiante del suo liceo bicentenario per avere conferma di ciò che lesse su internet. Promossa. Una bella sfilza di sei, qualche debito. Ma, come dice Tonino il Bidello Saggio: “L’importante è andare avanti”.
Ho cercato Alex, nei pressi del liceo, ma di lui c’era solo la bici.]
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Scritto da anita51 il giugno 16th, 2005 | Leave a comment
Ancora in attesa
Oggi a casa di Alex hanno suonato contemporaneamente il campanello e il telefono.
Al telefono era un nostro compagno di classe. E ha detto ad Alex che gli era appena arrivata la lettera che annunciava la bocciatura.
Dalla porta hanno detto: “Telegramma!”.
Alex ha chiesto al compagno di classe: “è un telegramma?”
“Sì”
“Allora hanno segato anche me”.
 
In quel momento io ero in camera mia con Matteo, a riordinare il cassetto delle fotografie.
Subito dopo Alex mi ha chiamato.
E io ho preso le ciabatte, il cordless e le chiavi e e sono andata con Matteo ad aprire la posta.
Nulla.
Il che mi fa ben sperare.
 
Poi ho parlato con Alex di cose futili: che ho visto “Underground”, che ho ancora il suo tappeto peruviano della batteria…
E Alex mi ha detto che non sa che cazzo fare, in che sezione andare…
I lati positivi sono, ha detto, che non vedrà più la profe di Italiano e i nostri compagni di classe.
“E io, Alex? E io? Se mi hanno promosso, non solo avrò tutti i compagni del cazzo, ma non ci sarai più te!”
E poi “Non so più cosa sperare… sgombrerò la mente da ogni pensiero e aspetterò pazientemente”.
 
Aspetterò sabato, o stasera quando forse verrò a sapere i miei voti da internet, e li vedrò qui, nello stesso posto da dove vi sto scrivendo.
 
Converrete che è una situazione assurda.
Mi struggo perché sarà un anno di merda e una parte di me mi dice che in fondo non so ancora nulla perché è già successo che i telegrammi andassero persi.
E comunque sono solo una povera idiota ad avere anche la minima parte del mio cervello che in fondo in fondo spera di ripetere l’anno con Alex.
E veramente non so che sperare, non so che pensare.
 
Sì, sono felice della promozione se è stata tale.
Vedrò Bologna o Firenze un anno prima.
Ringrazierò i profe, offrirò una bozza di vinello a tutti.
Però…
 
“Che cazzo di maturità avrò, eh Matteo? Con chi farò il ritiro di studio nel quale in realtà si cazzeggia e si beve birra e studiare è l’ultimo pensiero, eh? Con chi lancerò birra, spumante e uova? Con chi mi sbronzerò al termine dell’orale? E fra un lustro quando voi tutti vi ritroverete a discutere della seconda prova e direte: ve la ricordate la fottuta versione di latino? e io non avrò fatto nessuna versione di latino perché avrò fatto greco. O magari avremo entrambi fatto greco ma io Platone e voi Isocrate o altri autori del cavolo… e non avrò nessuno con cui parlare di queste cose assolutamente insignificanti.”
 
Aspetto sabato, per sapere i risultati e per scroccare il concerto di Elvis Costello arrampicata sui muri del teatro romano.
E se sarò promossa andrò a comprare due biglietti per Crosby, Still & Nash e magari anche per i Jethro Tull.
E poi aspetterò il giorno della prima prova e andrò sulle scalinate della scuola ad aspettare i maturandi e cazzeggiare.
 
Ancora in attesa. La vostra Anita.
 
il sottofondo: 13th Floor Elevators – The Psychedelic Sound Of 13th Floor Elevators
[scusate il tono sboccato ma nella mia mente regna l’odio, l’odio, l’odio]
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Scritto da anita51 il giugno 12th, 2005 | 2 comments
Fine. Finalmente.
Il penultimo giorno io e Alex abbiamo ascoltando i Kinks e i Goldfinger (sono il suo gruppo preferito ma abbiamo scoperto che nel cd cantavano cover dei Cure, di Peter Tosh e degli Who).
Poi ci ha consegnato i compiti di matematica e fisica. Quelli di fisica sono andati bene (lui 7 e io 6) ma quelli di matematica verranno bruciati.
Dalle otto dell’ultimo giorno in poi, io e Alex abbiamo passato insieme 26 ore.
La mattina ero particolarmente felice. È l’unico compagno di classe che saluto con allegria.
“Buon giorno Alex, buon giorno. Buon ultimo giorno.”
Dopo il suono della campanella sono uscita fuori dove si stava scatenando il finimondo. I soliti gesti spensierati di fine scuola: gavettoni, lancio di farina, doccia di birra… lancio delle uova.
Non ho preso parte a questo, ma ne sono rimasta vittima.
Il primo uovo ha colpito violentemente la mia mano ed è andato a sporcare le mie converse verde mela.

Anche i miei pantaloni, la mia maglietta e la mia borsa erano sporchi di uova.
La vicepreside ha avuto pietà di me e mi ha concesso di lavarmi nel bagno dei professori.
La serata si è conclusa con il concerto, di cui vi ho già parlato, nella mia casa in campagna.
È stato assolutamente fantastico e perfetto. TUTTO è andato bene.
Si sentiva bene, hanno suonato bene, è venuta tutta la gente che avevo invitato, nessuno ha rotto niente.
È venuta veramente tantissima gente e man mano che il campo si riempiva io mi preoccupavo ma non ci sono stati incidenti di nessun tipo.
Alle tre eravamo in 15 (e molte persone non le avevo mai viste) e ci siamo fatti degli spaghetti col tonno e un caffè very strong che non mi ha fatto dormire fino alle sette.
Verso le quattro tutti se ne sono andati.
Siamo rimasti in quattro a dormire stretti, stretti. Ma io continuavo a uscire nel prato, distrutto, ricoperto di lattine e bicchieri di plastica e pensavo che avrei dovuto pulire tutto… ma ero contentissima.
Il giorno dopo io ed Alex siamo stati gli ultimi ad andare via, siamo scesi a piedi in città dalle colline veronesi, io con un’asta, lui con il basso e con una lattina di fielsgold in mano.
 
Adesso apprezzo l’estate. La scuola è finita, andrà come andrà (tra qualche giorno sapremo i risultati). Ma almeno posso smetterla di tediarvi con le solite lamentele sui miei compagni di classe e raccontarvi di me, di Dublino, della Serbia, di Verona, di piazza Dante, della libreria e del commesso con i capelli rossi, e anche di quelle persone con cui trascorro la mia esistenza e del diciottesimo della Veronica dove ho capito molte cose su di me, su di lei, su di come e perché stiamo cambiando e
 
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