Scritto da verdeanita il dicembre 6th, 2005 | Leave a comment

Scrivendo in aula di informatica, in ultima fila, con il pc verso il muro per non farsi vedere.
Lo schifo aumenta, il mio cervello è al limite della sopportazione.

Situazione. Sono, come al solito, da sola in primo banco. La profe di latinogreco che mi chiede perchè sono da sola.
"Sto bene così"
"Meglio soli che male accompagnati", dice lei. Ed è il mio pensiero perfettamente riassunto.

La Vero e Giorgiboy, amici di vecchia data, che socializzano con Mrs. Muffin, quella massa inutile di grasso che catalizza la sua frustrazione su di me. Perchè io sono da sola. Perchè mi invidia. Di lei non me ne frega niente.

Ma loro due che parlano con lei, che ridono e mi guardano… questo è troppo.

[Tra le mie principali paure, c’è sempre stata quella di farmi rubare le persone a cui volevo bene da chi odiavo profondamente]

In questa classe, nel giro di tre anni, sono passata da convivenza pacifica a indifferenza totale a disprezzo profondo.
Ma non mi importava se a disprezzarmi, a non considerarmi era quella massa di acefali che mi ritrovo in aula.
Ora però, quelle persone a cui volevo bene, da cui, per vari motivi (alcuni miei, altri loro) mi sono progressivamente staccata, per cui ora, in mezzo all’indiffereza provavo comunque un tenero affetto, quelle persone si dimostrano peggio delle altre.
Si dimostrano vegetali, succubi di quella inutile massa grassa, che continuo a definire inutile, stupida, volgare ma a cui non nego un certo carima.
Carisma che utilizza per circondarsi di pagliacci, che rivolgono commenti idioti alla mia persona.
Non mi importava prima, quando lei era da sola.
Ma adesso mi sento tradita.

Un’ameba. Agli occhi degli altri io sembro un’ameba.
E hanno ragione, tutto sommato.
Se continuo a resistere è perchè continuo a considerarmi superiore (forse è sbagliato, magari non è vero ma è la mia unica possibilità di sopravvivenza).

[Alex… Alex mi manca…]

Un’altra cosa che mi fa tirare avanti è sapere che la data della mia partenza verso terre lontane si avvicina.
Avrete mie notizie presto.

P.S.: ho realizzato una meravilgiosa piantina della classe, che spero di postare al più presto. Aspettate e vedrete.

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Scritto da verdeanita il dicembre 1st, 2005 | 1 comment

There’s a light

Questo pomeriggio me ne stavo schiantata sul letto, immersa nel mio tradizionale sonno apatico tre uno schema e l’altro.
Ripensavo allla professoressa di filosofia che mi illustrava il sistema del punteggio dell’esame di maturità, e sentivo il mio volto che impallidiva man mano che lei avanzava nella spiegazione, sentivo i punteggi abbassarsi… prima prova: 11/15 seconda prova 7/15 terza prova 4/15. Mi si strozzò il respiro in gola e cominciai a tossire. E lei disse:
”È ancora presto per soffocare”.

Sconvolta, ero uscita da scuola, e nel chiostro verdeggiante avevo scorto la figura oscura di Alex La Quercia che mi chiese come andava.
Io mi gettai contro di lui, abbracciandolo, e urlando “Non ce la faccio più, non ce la faccio più”.
Avrebbero dovuto bocciarci entrambi, o promuoverci entrambi, questa è la realtà. Ora non c’è soluzione.

[Penso che il problema più grande della mia maturità sarà non avere nessuno su cui appoggiarmi.
Nel senso che se mi mancherà qualche appunto, avrò un buco in qualche materia e chiederò aiuto ai miei compagni, loro mi sputeranno in faccia dall’alto della loro sapienza e mi lasceranno a marcire nella mia ignoranza.]

Fui poi svegliata dal mio vecchissimo 5110. Era arrivato un messaggio. Anzi, un doppio messaggio (cioè un messaggio troppo lungo che era stato spezzettato in due parti).
Tale messaggio conteneva una lascrimevole richiesta d’aiuto.

All’interno della mia sperimentazione, cioè Liceo Classico della Comunicazione, compare la straordinaria materia di Linguaggi non Verbali e Multimediali (spesso abbreviata in LNV e MM). Questa materia comprenda Cinema, Teatro, Musica e anche Informatica.
La prova di informatica, che spaventa un buon 99% degli studenti è “L’IPERTESTO”.
Per tutti è un ostacolo insuperabile, per me, che mastico HTML da sempre, è solo una formalità.

Fu così che una mia vecchia compagna di classe (e qui mi permetto di rimandarvi alla genesi della Seconda Ci) si ricordò di me, mentre annegava tra libri di informatica, appunti e programmi vari.

Io sono molto buona, non chiedo mai niente in cambio di qualcosa, però, essendo questa mia ex-compagna particolarmente brillante in tutte le materie (basta controllare le Pagelle D’Oro, pubblicate ogni anno sul quotidiano locale), l’occasione era troppo succulenta per lasciarsela scappare.
Così, mentre lei idolatrava la mia persona, posi le condizioni:
”Io ti dedico il mio pomeriggio, ma, alla fine dell’anno, quando sarò infangata in qualche materia, tu dovrai correre in mio aiuto. Chiaro?”

Fu così che passai un pomeriggio giocando con Front Page, cercando di condurre contemporaneamente una conversazione, senza successo, poiché cominciavo e interrompevo a caso i discorsi e pensavo in HTML, ma mi guadagnai un aiuto in una qualche materia per il mio esame di maturità.

il sottofondo:
Neil Young – Rust Never Sleeps

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Scritto da verdeanita il novembre 23rd, 2005 | 1 comment

[da tempo non scrivo più.
ci riproverò con un nuovo template, che forse, darà vita ad un nuovo blog… che sarà sostanzialmente uguale… solo che è passata la mia fase piatta con lo sfondo bianco, di ragazza pura e indefinita]

Adesso, finalmente, mi sento più viva.
Sono una persona perennemente inquieta, in questo periodo mi sto isolando dal mondo.
Non solo in ambito scolastico, lì continua la guerra anche se è lenta e silenziosa.
Passo i pomeriggi a dormire, se mi sveglio faccio schemi, schemi, schemi… schematizzo tutto, anche la mia vita. Se ho un problema prendo un foglio, faccio un paio di frecce, un paio di tabelle, poi tutto mi sembra più chiaro.
Ascolto i primi dischi dei Pink Floyd con l’iPod, poi mi sposto in mansarda e ascolto Ummagumma, su vinile, dono prezioso e importante del mio ragazzo.

Da dodici giorni sono maggiorenne. Martedì andrò a parlare con Avis. Avrà il mio sangue e tutto ciò che dal mio corpo può prendere.

Da dodici giorni sono maggiorenne. Ho fatto una festa. Ho fatto una festa perché me lo chiedevamo i miei amici, perché lo desideravano i miei.
Francesco non c’era. Gli ho detto io di non venire, perché, se puoi venire, fallo in un giorno in cui non devo dividermi con nessuno, in cui sono tutta per te e tu sei tutto per me. Abbiamo troppo poco tempo a disposizione.
Ho fatto una festa e ho invitato anche i miei amici, Vero e Giorgiboy, per piacere e cortesia, per ricucire i brandelli della nostra amicizia.
Entrambi non sono potuti venire. Per motivi più o meno validi. Non voglio indagare. Erano i miei diciotto anni.
Giorgiboy, il giorno del mio compleanno era assente, ha mandato un messaggio alla Vero dicendole che stava male, e di farmi gli auguri. Poteva mandarmelo direttamente, il messaggio. Erano i miei diciotto anni.
Non mi hanno fatto un biglietto, un regalo, uno scherzo. Avrebbero potuto. Erano i miei diciotto anni.

[Per i diciotto anni di Giorgiboy, con la Vero, avevamo messo dentro una scatola tutti i nostri ricordi, c’era voluto un pomeriggio intero.
Per i diciotto anni della Vero, che ama il kitsch, ero andata in cerca di un regalo adatto e l’avevo trovato in una maglietta rosa con delle pailette.]

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