Ho fatto un altro tour
Scritto da verdeanita il ottobre 1st, 2014 | Leave a comment

Vin Blanc/White Wine al Monarch, foto di redyourblues.com

Sono stata a Berlino in tutto quattro anni e mezzo, se non contiamo le fughe a Verona e Belgrado nel mezzo. In questi quattro anni e mezzo ho fatto un sacco di lavori e ho accumulato un numero considerevole di ex capi. Alcuni ex capi li ho persi di vista, pochi mi facevano paura, molti li ho amati tantissimo e continuo a sentirli.

Lo scorso marzo uno dei miei capi preferiti mi ha chiesto se potevo aiutarlo a promuovere un concerto al Monarch. Poi si è accorto che io già organizzavo un concerto al Monarch il giorno prima (erano i Be Forest) e certo non promuovere decentemente due concerti, però gli dissi che tanto i poster dovevo andare in giro ad appenderli lo stesso e quindi se me li dava potevo appendere anche i suoi. “Appendere poster in giro” in tedesco si dice “plakatieren” e quanto il mio vecchio ufficio ha saputo che andavo in giro a plakatieren mi hanno sommerso di poster ma non è stato un problema perché poi a tutti quei concerti ci sono andata gratis, quindi tranqui.

Il concerto che il mio capo Andreas mi aveva dato da promuovere era di Vin Blanc/White Wine, un tizio che io non conoscevo minimamente. Però quando lo raccontavo in giro ai miei amici tedeschi loro mi dicevano “Ah, sì!” perché l’uomo dietro il progetto, Joe Haege, aveva anche mille mila altri progetti che per i misteriosi misteri della promozione erano famosissimi in Germania e pseudo sconosciuti in Italia (succede anche il contrario, tipo che quando al Monarch – sì, sono sempre al Monarch – è venuto Kid Millions degli Oneida io ero contentissima e il mio capo Andreas mi ha chiesto: “Ma poi mi spieghi perché in Italia siete tutti fan degli Oneida e in Germania non se li fila nessuno?”

Così, mentre andavo in giro ad attaccare i poster per i Be Forest, andavo in giro ad attaccare anche i poster per Vin Blanc e una sera stavo bighellonando con il mio amico Sash, il mio amico sloveno che ho conosciuto a Belgrado ma che vive a Berlino e che fa sempre le foto ai miei concerti o a donne nude, e lui ha visto il poster e si è esaltato tantissimo: “Ma è Joe Haege? Ma spacca i culi! Sarà un concerto stupendo! Dobbiamo assolutamente andarci!” e così a vedere il concerto siamo andati insieme e lui ha fatto un sacco di foto bellissime come al solito.

I concerti migliori della mia vita li ho visti arrivando sotto il palco completamente vergine da ogni ascolto. E fu questo il caso. “Coinvolgente” è una parola che non mi piace, ma il concerto era stato così. Nel senso che raramente mi sono sentita parte del suono in quel modo, soprattutto perché non era un suono avvolgente e totalizzante, ma era vivo, mobile, teatrale. Oltre a questo non riuscivo a capire se lui fosse pazzo o si sentisse male o fosse un genio. Alla fine ero conquistata.

Ho cominciato a fare booking seriamente circa un anno fa. Visto per ogni persona che fa booking ci sono tipo duemila band che cercano un agente, sono costantemente ricoperta di variopinte richieste di ogni genere e provenienza. A volte sono cose infattibili, a volte sono cose che non ho tempo di fare. Poi ogni volta che posso effettivamente fare qualcosa mi faccio mille mila domande del tipo: “Ma piaceranno agli altri come piacciono a me? Ma verranno capiti in Germania? Ma ha senso farlo?”.
Quando Andreas mi ha chiesto di organizzare un tour di Vin Blanc/White Wine in Italia il mio cervello era sgombro di domande e ho detto subito di sì.

Dopo i dovuti mesi di gestazione, le mille mail spedite e le poche risposte, gli incastri di giorni e percorsi, ieri ho annunciato cinque date di cui sono molto contenta. Se siete a Treviso, Bologna, Genova, Gorizia o Verona andateci perché sarà una figata.

L’evento FB è questo qui e le date sono qui sotto:

11.11 Treviso, Teatro delle Voci Studios (presentato da Bianconiglio)
12.11 Bologna, Lestofante
13.11 Genova, Altrove – Teatro della Maddalena (presentato da disorder Drama)
14.11 Gorizia, Osteria dell’Alchimista
15.11 Verona, Associazione Culturale Interzona (w/t Black Bananas)

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Posti di Berlino che mi mancheranno un sacco
Scritto da verdeanita il settembre 18th, 2014 | 2 comments

Vi ho detto che sono tornata a Verona e che non ho un biglietto di ritorno. Potrei tornare a Berlino dopo due mesi, potrei stare di più, potrei andarmene da qualche altra parte. Non ci voglio pensare più di tanto. Ovviamente da quando ho preso questa decisione ho cominciato a pensare a tutte le cose che stavo per lasciare, ai luoghi dove passo la maggior parte del mio tempo. E quindi ecco un primo (e forse non ultimo) elenco di luoghi che sentiranno la mia mancanza più o meno come la sentirò io. O anche i posti dove potete venire a cercarmi quando verrete a Berlino, se sarò lì (perché della gente è effettivamente venuta a cercarmi, trovandomi, in uno di questi posti).

1. Schokoladen

Ne ho già parlato fino allo sfinimento, quindi per tutta la storia potete andare su Soft Revolution. Si trova in uno squat (ora legalizzato) che era un vecchio negozio di cioccolata. È uno dei pochi locali rimasti a Mitte nonché uno dei pochi palazzi la cui facciata non è stata ristrutturata e che può darvi un’idea di come erano i quartieri della Berlino Est. Ci sono concerti tutte le sere a parte il martedì, quando c’è un reading (e se masticate un po’ di tedesco vale veramente la pena anche questo). L’ingresso costa sempre meno di 8 euro ed è gratuito dopo le dieci. I concerti sono quasi sempre di gruppi piccolini, che poi diventano grandi. Tipo che c’è ancora un poster dei Future Island che due estati fa hanno fatto un concerto nel cortile. È ricoperto da una carta da parati con le roselline rosse. È in assoluto il mio posto preferito di Berlino.

Schokoladen, Ackerstraße 169, 10115 Berlin

2. Madame Claude

Andare al Madame Claude è come entrare in un altro mondo. Bisogna scendere le scale e poi scenderle ancora. Ci sono i mobili appesi al soffitto come se tutto fosse al contrario. E c’è la foresta, che è il posto più bello dove bighellonare prima dell’Open Mic, che si svolge tutte le domeniche, ospitato a settimane alterne da Heiko o Chiara. Ci sono anche un sacco di concerti durante la settimana. Ma io sono un’affezionata delle domeniche e, pur non suonando nessuno strumento, andandoci di continuo ho conosciuto tutti i miei amici.

Madame Claude, Lübbener Straße 19, 10997 Berlin

3. Antje Öklesund

Che probabilmente non troverò al mio ritorno perchè sarà un cumulo di macerio o, se tornerò tra molto tempo, un condominio di lusso. Si trova dentro un edificio mezzo distrutto all’interno di un cortile di Friedrichshain. Se non lo state cercando è praticamente impossibile da trovare. Comunque, è uno di quei pochi locali dove i gruppi a metà tra lo sconosciuto e il famoso possono suonare. Una volta sono andata a vedere Jel e c’erano i Notwist che bighellonavano lì e il locale era ancora mezzo vuoto e a me pareva tutto surreale. Da poco hanno cominciato con i djset e l’ultima volta che si sono andata sono uscita all’alba dopo aver ballato sette ore. Qui ho anche fatto il mio concerto di beneficenza Folk the Flood per l’alluvione dei Balcani, a cui hanno suonato tutti gli amici menzionati sopra.

Antje Öklesund, Rigaer Straße 71, 10247 Berlin

4. Monarch

(Nella foto Dump, ovvero James McNew degli Yo La Tengo e la sua Danelectro glitterata, a due passi da me)
Da non confondere con il West Germany.* Sembra un bar ma non è solo un bar. Se guardi bene in fondo c’è anche un piccolo palco dove ho visto alcuni dei concerti più belli di tutta la mia permanenza a Berlino. Oh, ed è anche il locale dove ho organizzato per la prima volta un mio concerto a Berlino. Erano i C+C=Maxigross, ma ci ho anche fatto His Clancyness e i Be Forest. Quindi ogni volta che ci torno mi sembra di essere un po’ in ufficio o al liceo durante l’autogestione. Ah, e ci sono anche dei bellissimi Djset!

Monarch, Skalitzer Straße 134, 10999 Berlin

5. West Germany

(Nella foto, che non ho fatto io ma Tom, un tizio olandese che è sempre in giro in tour con gruppi a cui fa foto, si vede Boris dei Repetitor in mezzo al pubblico. Concerto che ho fatto io!)
Da non confondere con il Monarch.* La leggenda dice che questo locale sia stato ricavato da un vecchio studio medico ed è tutto rovinato e il palco è fatto con delle casse di birra. È gestito dai alcuni tra i migliori promoter di Berlino, Ein Welt aus Hack , e se cercate un gruppo rumoroso, sperimentale, sconosciuto o famoso ma in incognito e/o assolutamente figo, allora questo è il posto dove andare. Non hanno sito, non hanno pagina FB, non hanno niente. Dovete solo andare e provare. Io ho avuto l’onore di organizzarci i concerti di Vvhile e Repetitor. Il giorno dopo il concerto dei Repetitor sono andata a riprendermi il tupperware del catering ed ero terrorizzata dall’idea di incontrare Thrustone Moore perché quella sera toccava a lui. C’è anche una bella terrazza con vista sull’orribile (ovvero bellissima) architettura di Kottbusser Tor.

West Germany, Skalitzer Straße 133, 10999 Berlin

*I due locali sono molto vicini e facilmente confondibili. Sulla strada, Skalitzer traße, c’è un orribile complesso architettonico con delle porte. Per andare al Monarch di prende la prima porta venendo dalla metro e si sale al primo piano. Per andare al West Germany si prende la seconda porta e si sale al secondo piano. Comunque la gente non capirà mai e mi capita sempre di essere all’ingresso con la mia guest list e dover mandar via gente spavalda che dice cose tipo: “Sono in lista, sono amico del DJ” “Non sei in lista, non so chi tu sia e non c’è nessun DJ!” “Non è il West Germany questo?” “No…”.

Bonus: mio fratello che suona all’Open Mic “Jennifer Strange”. Quel giorno era il compleanno di Heiko e la lista era piena di nomi ragguardevoli e io ero molto orgogliosa.

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Resteremo tutti qui
Scritto da verdeanita il agosto 22nd, 2014 | Leave a comment

“Il breve attimo in cui tutto è possibile. Quello è l’attimo dell’amore. Come rimpiango di non poter afferrare quell’attimo in cui tutto è possibile, e fermarmi lì.”
– Per Olov Enquist, “Il libro di Blanche e Marie”


Non sapevo che quel locale con le vetrate enormi vicino a Boddinstraße fosse Villa Neukölln. Comunque è lì che ci troviamo, seduti su un divano enorme, a raccontarci episodi significativi delle nostre vite.
“Avevamo cominciato a chattare e poi eravamo diventati amici su MySpace e poi su Skype e poi… credo di aver attraversato sette anni di evoluzione dei social network, chiedendole l’amicizia. E non l’avevo mai vista. E poi lei ad un certo punto mi ha detto: – Ehi, vengo in Europa!- e io ho detto: – Ok, andiamo in tour insieme! – e quando sono andato a prenderla in aeroporto credo di non essere mai stato così nervoso in vita mia. E poi i primi giorni sono stati strani e i giorni successivi… bè, lo sono stati ancora di più. E non importa quante canzoni avessi scritto per lei e quanto avessi fantasticato sul momento in cui saremmo finalmente stati insieme… alla fine è andato tutto male e non so spiegarmelo.”

Venerdì, anche se in realtà era già sabato mattina, passeggiamo fino a Rosenthaler Platz. Lo guido io perché lui non conosce le vie, anche se io l’avevo avvisato che in quella zona di Berlino mi perdo sempre, anche dopo quattro anni, ed è un po’ imbarazzante come cosa.
“Credo che capisci di essere a Berlino da un tempo considerevole quando, uscendo dalla metro a Rosenthaler Platz azzecchi l’uscita più vicina al posto dove devi andare.”
“Noi dobbiamo andare là, vero?”
“Sì, infatti l’uscita per il Kim Bar è la più semplice perché basta seguire le indicazioni per Brunnenstrasse e il Kim Bar è proprio di fianco.”
Al Kim Bar non ci mettevo piede da mesi e comunque riconosco metà degli avventori. La cosa che mi mette tristezza, però, è vedere le impalcature sulla facciata del civico 183. Hanno cominciato i lavori e la gigantesca scritta che tanto mi piaceva non si legge più.
Ci passavo davanti spesso, quando avevo tempo e passavo le domeniche a passeggiare per Berlino facendo foto con la mia Canon.

Quando passeggiavo per Berlino facendo foto con la mia Canon ascoltavo gli Electric President e la mia canzone preferita parlava di dieci migliaia di linee. Sono quelle che ti partono dalla pancia quando fai progetti bellissimi perché hai voglia di farli, perché sai che sono realizzabili o almeno quello è quello che la pancia ti dice.

Un altro giorno torno anche a Wedding, dopo mesi. Era un posto dove andavo quando la mia vita era diversa, perché a Berlino le cose cambiano sempre velocemente.
Io e la mia amica siamo in un bar e ci raccontiamo gli ultimi mesi, perché ci vediamo solo saltuariamente e c’è sempre tanto da raccontare.
“…e poi mi ha detto che si è innamorato di una ragazza francese.”
“E ci pensi ancora?”
“Ma sì, un pochino ci penso. Ma sono solo invidiosa, non sono gelosa, perché se c’è una cosa che ho imparato l’anno scorso è che siamo tutti ugualmente fantastici e quindi di sicuro lei non è meglio di me. E neanche peggio di me. Probabilmente è fantastica, come me!”
Alla fine io le dico che sono contenta che le cose, tutte le cose, siano andate come sono andate. Che tutto sommato non importa che sia finita, con lui, perché quando stavamo insieme stavamo insieme sul serio.

Che non importa tanto se le cose alla fine non vanno come le si era programmate all’inizio, se l’incontro che si era aspettato per tanto tempo non va come previsto, se il giorno della festa sul prato piove, se il regalo che hai comprato si rompe, se la casa che avresti voluto occupare per sempre viene sgomberata, se Berlino cambia. La cosa più bella è la sensazione di possibilità che si prova.

A volte penso che la nostra storia sia rimasta là, dentro quel supermercato. Eravamo andati a fare la spesa per smettere di pensare a quello a cui stavamo pensando, e poi ad un certo punto ero tornata ad essere triste e mi ero fermata, mentre camminavamo tra i reparti tenendoci per mano e gli avevo detto: “Ma non avremo mai tempo per fare tutto quello che volevamo fare!”
Che è un po’ quello che provavo quando passavo per Brunnenstraße e leggevo quelle scritte enormi che dicevano “Resteremo tutti qui!” e invece non è rimasto nessuno.

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